Dopo l’allarme lanciato da Trieste e la sospensione degli interventi urgenti in Alto Adige anche a Genova i malati di Covid non vaccinati occupano sottraendoli ad altri pazienti. “I no vax oggi ricoverati al Galliera sono il 50- 60 per cento dei ricoverati in media intensità di cure e il 100 per cento di quelli in rianimazione. E i No Vax ricoverati ultimamente sono talvolta arroganti e negazionisti. Non dico tutti, talvolta è così”. Il dato arriva dal dottor Francesco Canale, direttore sanitario dell’ospedale di Genova, dove nei giorni scorsi il direttore di Oncologia Andrea De Censi si era lamentato perché il caso di un paziente in chemioterapia e a rischio sepsi che non ha trovato posto in ospedale: i letti erano occupati da pazienti No Vax in malattie infettive.

“Siamo tutti molto stanchi e anche arrabbiati perché troppo spesso ci sentiamo impotenti a risolvere i problemi dei pazienti” dice Canale in una intervista a La Stampa. Il paziente che non ha trovato posto viene curato a casa, ma “normalmente questi pazienti vengono seguiti all’interno di Malattie infettive o di altri reparti, in stanze dedicate che ora sono occupate. Sarebbe stato più comodo e più tranquillo per tutti ma, al momento, il paziente non corre rischi aggiuntivi nell’effettuare la terapia a domicilio”. I contagi in Italia sono in risalita e per questo il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, ha rivolto l’ennesimo appello alla vaccinazione.

La questione posti letto non è ancora una emergenza ma la pressione sugli ospedali comincia a farsi sentire. “Oggi ho passato una giornata alla ricerca di un posto letto per un paziente in chemioterapia, con febbre a 39 e pochissimi globuli bianchi, quindi con un’infezione con rischio di sepsi grave. E – aveva raccontato De Censi – non ho potuto ricoverarlo perché nel reparto di malattie infettive c’è un’occupazione molto elevata da parte di pazienti no vax con il Covid. Siamo di fronte a un’altra ondata e nel mio ospedale il 60% almeno dei pazienti ricoverati con il Covid sono no vax e sono i più gravi. Questi pazienti, poi quando si ammalano allora si convincono. Però intanto nelle manifestazioni si passano il virus l’un l’altro per poi finire in ospedale a occupare i posti letto. Siamo arrabbiati” aveva aggiunto.

Uno sfogo frutto di frustrazione e stanchezza, ma non solo. “Non è la prima volta che non si trova posto in malattie infettive e la causa non è solo la pandemia: accadeva anche prima. I pazienti prima potevano essere isolati in pronto soccorso in attesa di una collocazione adeguata. Il nostro sistema di bed management – spiega Canale – ha come priorità proprio quella di collocare dal pronto soccorso i pazienti più critici o delicati. Nei prossimi giorni il paziente potrà essere seguito nelle strutture in day hospital del reparto e dal nostro servizio domiciliare oppure verrà rivalutato in base alla situazione clinica”. Intanto però è a casa quando potrebbe essere in ospedale con un monitoraggio costante.

Canale parla “di stanchezza, di senso di impotenza di chi è al lavoro ogni giorno negli ospedali”. Sulle spalle dei chi lavora in ospedale ci sono due anni “due anni di stress. Per noi la vita continua a essere pesante per molti motivi ancora legati al Covid 19; dagli operatori No Vax al Green Pass al dover vivere la vita di tutti i giorni sempre bardati e sul chi va là. E fa poi rabbia l’ignoranza e la scarsa sensibilità di chi non si rende conto di come sono costretti a lavorare i professionisti in ospedale”.

Foto di archivio

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