Dall’Est al Centro Europa, la ripresa della pandemia adesso colpisce e preoccupa Germania, Olanda e Belgio. Dopo Bulgaria, Romania e Slovenia in grave difficoltà per l’alto numero di pazienti costretti a ricorrere alle cure dei sanitari, adesso tocca a un nuovo trittico di Paesi – insieme all’Austria, che vara il lockdown per i non vaccinati – accelerare nel contrasto alla quarta ondata. La situazione è considerata “molto preoccupante” in dieci Paesi e “preoccupante” in altri dieci, ha spiegato il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Tra i 27, Belgio, Polonia, Paesi Bassi, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria e Slovenia sono nella categoria più preoccupante, secondo l’ultima valutazione del rischio del centro basato a Stoccolma.

Per quanto riguarda l’Olanda, il premier Mark Rutte ha annunciato un lockdown parziale di tre settimane a partire da sabato. Tra le misure messe in campo la chiusura di bar e ristoranti alle 20 e dei negozi di beni non essenziali alle 18. Via anche i tifosi dagli stadi. Ampliata la gamma di luoghi in cui sarà necessario mostrare il green pass. “Il virus è ovunque”, ha sottolineato Rutte affermando che, con il lockdown parziale, verrà sferrato “un duro colpo” alla risalita dei contagi. Le restrizioni si applicheranno almeno fino al prossimo 4 dicembre. Tra le misure anche la forte raccomandazione allo smart working – da evitare solo se indispensabile – e al ricevere a casa massimo 4 persone. Nei luoghi di lavoro tornerà il distanziamento sociale obbligatorio di 5 metri. Salvi – ma con restrizioni sulla capienza – cinema e teatri. L’asporto sarà consentito e non è previsto il coprifuoco. Il governo, inoltre, procederà immediatamente alla terza dose per i cittadini dagli 80 anni in su.

E anche la Germania va verso nuove restrizioni “ampie” alla vita pubblica, richieste dal Robert Koch Institute con un appello “urgente” di fronte a 48 ore nelle quali sono stati accertati quasi 100mila nuovi casi e a un’incidenza record pari a 236,7 casi ogni 100mila. Gli esperti Rki chiedono che vengano “cancellati o vietati i grandi eventi dove possibile” e che siano “ridotti tutti gli altri contatti non essenziali”. In giornata è prevista una conferenza stampa congiunta del ministro della Sanità Jens Spahn e del presidente dell’Rki Lothar Wieler, come anticipa la Dpa, alla luce dei 50mila casi di mercoledì e dei 48.640 accertati nelle ultime 24 ore. La cancelliera Angela Merkel incontrerà i governatori dei 16 Stati federati la prossima settimana, il Parlamento valuterà una legge per una nuova cornice legale alle restrizioni nell’inverno.

Un nuovo rimbalzo dei contagi e dei ricoveri da Covid-19 si è registrato anche in Belgio: il centro di crisi nazionale nell’arco di una settimana ha riportato un aumento del 42% dei contagi e del 20% dei ricoveri legati al coronavirus. Il periodo di vacanze autunnali, sottolineano gli esperti, avrebbe inciso sull’impennata dei casi. Intanto il cancelliere austriaco Alexander Schallenberg non esclude un lockdown per i non vaccinati a livello nazionale, dopo l’annuncio dell’Alta Austria di intraprendere questo provvedimento per spezzare la curva dei contagi. Un lockdown dei no vax “sembra inevitabile”, ha detto Schallenberg, precisando che non ci sarà “un lockdown di solidarietà” dei vaccinati: “Non comprendo perché due terzi della popolazione dovrebbe limitare le proprie libertà solo perché un terzo esita” a vaccinarsi, ha aggiunto il cancelliere. “Questo Natale sarà scomodo per i non vaccinati”, ha concluso.

L’espansione verso il centro dell’Europa, continente diventato di nuovo osservato speciale dall’Oms, arriva dopo l’esplosione dei casi nei Paesi dell’Est, dove la pandemia non sembra fare marcia indietro. La Russia ha registrato 40.123 nuovi casi e 1.235 decessi provocati dalla malattia. Il virus continua a flagellare anche la Slovenia, dove le curve di contagi e morti non arretrano e resta critica la situazione degli ospedali. Mercoledì sono stati accertati 3.568 nuovi positivi su 9.068 test molecolari effettuati, pari a una incidenza di poco meno del 40%, un dato questo che si mantiene molto elevato da molte settimane. A preoccupare le autorità sanitarie è la situazione negli ospedali. Secondo l’Istituto nazionale per la salute pubblica (Nijz), al momento ci sono 920 ricoverati, dei quali 212 in terapia intensiva. L’incidenza a due settimane di nuovi casi per 100mila abitanti pari a 1.894, per un totale di casi positivi registrati pari a 39.343. La capacità di assistenza sanitaria rimane quindi ai limiti. Il reparto di pediatria dell’ospedale di Maribor ha informato della mancanza di respiratori disponibili per i bambini più piccoli, mentre il Policlinico di Lubiana ha fatto un appello per l’utilizzo razionale dei servizi ospedalieri.

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