Giochi di potere in Valle d’Aosta dove si moltiplicano le schermaglie tra le forze autonomiste, che attualmente governano con il centro sinistra, e la Lega Vda, pronta ormai da mesi a fare il “ribaltone”. Giovedì 4 novembre la mozione sulla “Tampon Tax”, depositata da FP-Partito Democratico, AV, Vda Unie e Union Valdotaine, non è passata per via del voto contrario di 5 “franchi tiratori”. Si trattava della prima prova per la nuova maggioranza regionale a 19, configuratasi dopo l’uscita di due consigliere di Pcp (Progetto Civico Progressista), che hanno tuttavia comunicato di aver votato a favore. Come è possibile dunque c?

Merito del capogruppo della Lega Vda Andrea Manfrin, che ultimamente ha fatto anche parlare di sé nell’inchiesta sulla malasanità valdostana eseguita dalla
Digos di Aosta, che è riuscito a ottenere il voto a scrutinio segreto. La Tampon Tax aveva l’ obiettivo di “impegnare il Consiglio Regionale della Valle d’Aosta ad avviare un progetto per la messa a disposizione gratuita di prodotti igienico-sanitari femminili in tutte le scuole, a costruire momenti di sensibilizzazione sul tema del ciclo mestruale, ad attivarsi per sollecitare i Comuni valdostani ad seguire l’esempio di applicazione di una scontistica sui prodotti igienico-sanitari femminili in vendita nelle farmacie comunali in gestione, e parallelamente di attuare un’azione di marketing pubblicitario sostenendo questo percorso”. Ed infine, di “sostenere in tutte le sedi l’introduzione dell’aliquota Iva agevolata del 4% per prodotti igienico-sanitari femminili, compatibilmente con la normativa europea”.

Con 16 “si”, 8 “no”, e “11” astenuti, la mozione non è però passata, con il voto segreto la maggioranza è andata sotto, tra i sogghigni dei consiglieri seduti nei banchi di opposizione. Durante il dibattito avvenuto in aula prima del voto, il vicecapogruppo della Lega Vda Stefano Aggravi, ha sostenuto addirittura che “questa proposta non stava in piedi, perché la Regione Valle d’Aosta non ha le competenze per abbassare l’Iva”. La mozione è stata poi illustrata dal consigliere regionale di Sinistra Italiana Andrea Padovani, primo firmatario, e poi sottoscritto da tutti gli altri capigruppo di maggioranza: Albert Chatrian (Alliance Valdôtaine), Paolo Cretier (Fp-
Pd), Corrado Jordan (VdA Unie) e Aurelio Marguerettaz (Union Valdôtaine). Dopo il voto ci sono stati momenti di tensione nella maggioranza, e la seduta del Consiglio regionale è subito terminata.

“La Valle d’Aosta non è una regione per donne, mi viene da dire questo dopo l’ affossamento della mozione” spiega il consigliere di Sinistra Italiana e vicecapogruppo dei Federalisti Progressisti-Partito Democratico in Consiglio regionale Andrea Padovani. “Non era forse la rivoluzione, ma poteva essere un primo importante passo per abolire una disuguaglianza che è da sempre sotto gli occhi di tutti e che anche altre istituzioni hanno voluto affrontare. Quello che non mi aspettavo – sottolinea Padovani – era l’ignavia di alcuni colleghi di maggioranza che, silenti per tutto il dibattito, hanno vigliaccamente aspettato il voto segreto chiesto dalla Lega per affondare una proposta di civiltà e al contempo lanciare segnali al governo regionale senza il coraggio delle proprie azioni”.

Riguardo all’atteggiamento dei consiglieri di opposizione Andrea Padovani commenta: “Ho dovuto assistere a una serie di interventi dai banchi occupati dalla Lega,
che definire osceni è un ossimoro. Anche se da un partito che paragona Laura Boldrini a una bambola gonfiabile e che fa del benaltrismo una delle sue principali armi politiche, me lo dovevo aspettare”. Per Padovani non c’era motivo di bocciare questa iniziativa, e conclude: “non finisce qui, perché la battaglia è appena iniziata: la necessità di aprire una stagione di riforme civili anche in Valle d’Aosta non è più rinviabile”.

Dopo la bocciatura della “Tampon Tax”, torna dunque a soffiare aria di crisi nel Consiglio Regionale. È sembrato quasi di rivedere lo stesso scenario del Ddl Zan, ma questa volta tra le montagne valdostane, dove la bocciatura è avvenuta grazie alla destra che sta all’opposizione. La maggioranza, intuendo la situazione, avrebbe potuto ritirare l’atto, ma ha invece tirato dritto ed è andata sotto. L’impressione, è che il vero obiettivo sia stato quello di colpire il presidente della Regione Erik Lavevaz, che non rientrerebbe nei progetti del “ribaltone” a destra perché non piace alla Lega. L’Union Valdotaine ha comunque confermato il pieno appoggio al presidente. Ma in consiglio regionale c’è chi, con questa azione politica, ha evidentemente voluto lanciargli un messaggio. Un gioco politico in cui a rimetterci sono state le donne valdostane.

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