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Cathy La Torre, “Avvocathy”: “Il mio grande seno mi faceva stare male, ho deciso di ridurlo. Le mie forme femminili non corrispondevano alla mia identità”

Ma non è una semplice operazione chirurgica per scopi estetici o medici quella cui si è sottoposta l’avvocata 41enne e attivista LGBTQI+ celebre sui social con il suo "nome d'arte" Avvocathy, dal 1998 è in prima linea per la battaglia per i diritti civili

di Francesco Canino

«Ho fatto una cosa che desideravo da vent’anni, sfidando prima di tutto il mio pregiudizio». Cathy La Torre racconta così su Instagram la sua scelta: quella di ridursi il seno. Ma non è una semplice operazione chirurgica per scopi estetici o medici quella cui si è sottoposta l’avvocata 41enne e attivista LGBTQI+ celebre sui social con il suo “nome d’arte” Avvocathy, dal 1998 è in prima linea per la battaglia per i diritti civili. «Le mie forme molto femminili non corrispondevano alla mia identità non binaria. Il mio corpo, il mio grande seno, mi facevano stare male, così ho preso questa decisione», ha spiegato a Repubblica poche ore dopo la sua operazione, avvenuta a Firenze.

L’intervento fa dunque parte di un percorso di consapevolezza, che qualcuno sui social ha sbrigativamente etichettato come un coming out come persona non binaria (chi rifiuta di corrispondere agli stereotipi di genere, maschile e femminile). Cosa significa? Lo dice lei stessa utilizzando una spiegazione molto efficace: «Se il genere femminile e quello maschile possono essere pensati come due binari che corrono paralleli, io sono in mezzo a loro. Non mi sento a mio agio né con la definizione di maschile né con quella di femminile». Anche da questo deriva dunque la sua difficoltà nel sentirsi «rappresentata da un corpo prosperoso e femminile» e la volontà di ridurre il seno, che non ha eliminato del tutto ma ridotto a una dimensione “androgina”.

«Non è un intervento medico ma quello che serve per farti stare bene è un contributo al benessere della persona», precisa l’attivista, fondatrice di Gay Lex, la rete degli avvocati e attivisti contro l’omotransfobia, ed ex vicepresidente del MIT (Movimento Identità Trans), la più grande associazione Trans d’Italia. Proprio al MIT Cathy La Torre svela di essersi rivolta vent’anni fa, quando si trasferì a Bologna, convinta di voler cambiare sesso. «La mia transizione venne bocciata all’epoca perché io non mi sento un uomo, non sono pronta a cambiare voce o a farmi crescere la barba», racconta ancora a Repubblica. «Io ho bisogno di una cosa diversa, il mio corpo deve assomigliarmi di più, perché non mi sento di un genere diverso rispetto a quello femminile. Sento di non appartenere ai generi codificati».

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