Attraverso le amicizie si conoscono parti di mondo e forse il mondo stesso, l’amicizia come ogni forma d’amore è conoscenza. Così grazie a Roby Rosi ho saputo delle dispute tra lo scrittore Paolo Monelli “barolista” e Mario Soldati “gattinariano”, e insieme a Roby sono andato nella cittadina piementose di Gattinara, il pretesto: una poesia scritta in onore di questo vino a lungo invecchiamento, eccellenza italiana. Abbiamo trovato, dopo una iniziale diffidenza, un’accoglienza calorosa e anche affetto. Abbiamo parlato con la sindaca neoeletta, ci siamo intrufolati tra i cittadini in giro per il centro della cittadina, la poesia è stata declamata fuori dal bar Nuovo Caffé Firenze e nel ristorante Locanda Villa Cavalleri a gestione famigliare, di Luciano e della figlia Selena (ristorante che vi consiglio, il risotto al Gattinara è da svenimento istantaneo), e come ciliegina sulla torta alla fine siamo andati nell’azienda vinicola Travaglini di Cinzia Travaglini, dove Roby ha recitato con emozione la sua poesia tra le sontuose botti in legno di rovere di Slavonia, citando episodi della Guerra di Crimea, legati a un duello tra i vini francesi e quelli italiani, eterno duello, che alla fine è stato vinto dai vini italiani, proprio grazie a una bottiglia di Gattinara, con corredo di canzone La Bella Gigogin, cantata dal reparto piemontese.

Prima di Roby non sapevo nulla di tutto questo, ora lo so. Voglio citare un cittadino di Gattinara, Carlo Ferro, che ci ha regalato una bottiglia di Gattinara, Luciano della Locanda Cavalleri che ci ha fatto dono di un’altra bottiglia di Gattinara, e infine la gran dama Cinzia Travaglini, donna di classe infinita, che ci ha dato un metodo classico di sua produzione, “senza dosaggio, dalla natura verticale”. Verticale? Non avrei mai associato questa parola geometrica a un metodo classico.

Il mondo del vino è un mondo affascinante, potrei citare innumerevoli frasi sul vino, ma per il mio film ho scelto questa: Alcuni non diventano mai folli, i loro vini devono essere molto noiosi. La puntata a Gattinara è diventata appunto un film di 40 minuti che allego a questo post. Che dire? L’entusiasmo fanciullesco di Roby, la sua sincera passione, i suoi colori sgargianti alla fine hanno conquistato tutti, per gli abitanti di Gattinara era già diventato “il poeta che viene dal Brasile”, anche se Roby è una gloria di Montignoso (vinse 87 milioni negli anni Ottanta al quiz Superflash di Mike Bongiorno), ma va in giro vestito di giallo-verde, perché Roby ama la vita, e quindi ama il Brasile.

Roby vuole dare il meglio di se stesso in ogni occasione, ama fare “spettacolo” nel senso più nobile del termine, e di conseguenza come non amare il calcio brasiliano che preferisce perdere 4 a 5 facendo spettacolo, piuttosto che vincere 1 a 0? Questa è proprio la filosofia di Roby: giocare, anche perdere, ma facendo scintille, donando bagliori di vitalità al prossimo, senza fare calcoli, senza catenaccio, senza melina. Il segreto di una vita felice penso che sia la generosità, e Roby è una creatura generosa, fino allo sfinimento. Amare il Gattinara o il Brasile è un modo come un altro per manifestare il suo amore per la vita, contro le tenebre e l’accidia. Se gli chiedete “che lavoro fai per vivere”? Lui risponde 58 lavori, e sono le sue 58 passioni che coltiva per donare agli altri conoscenza ed entusiasmo. Per esempio mi ha insegnato ad amare anche i film western, ma questa è un’altra storia.

Vi lascio al film, per chi ha voglia, desiderio e tempo, per chi ha qualche minuto da donare a Roby Rosi. Io sono felice di essere suo amico, e sono il suo primo incantato spettatore.

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