Dopo benzina e bollette, il panettone. Secondo i panificatori milanesi questo Natale il prezzo del celebre dolce sarà almeno il 10% più alto dello scorso anno. Colpa delle materie prime, comprese quelle alimentari, che stanno spingendo i prezzi lungo tutta la filiera. Il pane ne sta già risentendo, la “michetta” sono rincarate di 1 o 2 centesimi a pagnotta. Difficile accorgersene ma moltiplicato per le migliaia di pagnotte vendute, e comprate, ogni giorno, le cifre si fanno più significative. I panificatori ricordano come in pochi mesi il costo delle farine sia salito dell’80% e rincari si registrano anche per burro, lieviti, olio, marmellate e cioccolato. Anche la bolletta dell’energia che serve per i forni è surriscaldata.
La tendenza sembra destinata a proseguire, se non ad intensificarsi. “Nella filiera nazionale del grano c’è grande preoccupazione per la repentina impennata dei prezzi che si sta verificando da mesi; a tali sensibili aumenti, che rischiano di ripercuotersi sul prodotto finito, cioè la pasta, vanno sommati la crescita dei costi produttivi, quali ad esempio concimi e antiparassitari, e la drastica riduzione della produzione mondiale, con scorte ai minimi da cinque anni a causa dei cali verificatisi in Canada, Stati Uniti e Russia”, ha sottolineato oggi sottolineato da Copagri, la Confederazione dei produttori agricoli che oggi a preso parte al Tavolo grano duro e tenero svoltosi al ministero delle Politiche agricole.
Il problema dei rincari è diffuso a livello globale. Ieri negli Stati Uniti John Catsimatidis, proprietario della catena di supermercati newyorkesi Gristedes and D’Agostino Foods ha affermato di attendersi rincari dei prodotti nell’ordine del 10% nei prossimi due mesi alla luce di quanto già lasciato intendere da molti fornitori. Oltre che ai rincari delle materie prime la fiammata dei prezzi sarebbe dovuta anche ai problemi della catena logistica e quindi degli approvvigionamenti.