Dal 7 ottobre davanti al tribunale di Neuruppin (Brandeburgo) un uomo di cent’anni, ex guardiano nel settore principale del lager nazista di Sachsenhausen è chiamato a rispondere di concorso in 3.518 omicidi commessi “con crudeltà e perfidia” (questa l’accusa) tra il gennaio 1942 ed il febbraio 1945. Nonostante l’età avanzata è stato considerato idoneo a essere giudicato, anche se con udienze di durata non superiore alle due ore e mezza. Si sono costituite 15 parti civili da Israele, Francia, Olanda, Polonia e Germania. C’è anche una sedicesima dagli Stati Uniti, ma non è ancora stata ammessa. L’atto di accusa è lungo 134 pagine: in aula ne verranno lette solo 13. Il processo – il cui numero di protocollo è “11 Ks 4/21” – per garantire il necessario distanziamento si tiene in una palestra a Brandenburg an der Havel – vicino a dove vive l’accusato Josef S. Per ora sono state fissate 22 udienze fino al gennaio 2022. Sono inoltre in corso anche indagini nei confronti di un altro ex aguzzino.

Josef S. è entrato in aula sulle sue gambe con un deambulatore e il volto coperto per non mostrarlo ai fotografi. L’imputato non ha voluto prendere posizione sulle accuse ma il suo legale, l’avvocato Stefan Waterkamp, ha annunciato che alla prossima udienza – si terrà domani 8 ottobre – risponderà alle domande. Il procuratore Cyrill Clement dando lettura all’atto di accusa ha illustrato gli assassinii sistematici nel lager tra il 1941 ed il 1945 sia con fucilazioni di massa in impianti speciali, che nelle camere a gas od ancora per sfinimento fisico e malattie e concluso che “L’imputato li ha coscientemente e volontariamente appoggiati attraverso l’esercizio puntuale del servizio di guardia che si coniugava senza soluzione di continuità nel sistema omicida”.

Axel Drecoll, responsabile del memoriale dell’ex lager, ha commentato alla Rbb “quello che si è svolto qui non è stata semplicemente la sorveglianza dei prigionieri, bensì la sistematica umiliazione e soppressione degli esseri umani”. Nel periodo in cui l’accusato prestava servizio a Sachsenhausen, riporta l’emittente berlinese – ebbero corso tra gli altri l’assassinio di 71 combattenti della resistenza olandese, la fucilazione di 250 ostaggi ebrei in rappresaglia ad un attentato ad una mostra nazionalsocialista a Berlino, l’inizio delle deportazioni ad Auschwitz e l’entrata in funzione anche a Sachsenhausen di una camera a gas.

Il campo di concentramento di Sachsenhausen fu aperto nel 1936 a Oranienburg (nord di Berlino), come struttura modello per l’istruzione delle SS. Nel 1938 divenne anche amministrazione centrale di tutti i lager nazisti. Vi passarono più di 200mila persone e almeno 10mila morirono per malattie, fame, maltrattamenti, lavoro coatto, esperimenti medici ed esecuzioni sistematiche.
Ad Itzehoe (Amburgo) il 19 ottobre con la lettura dei capi di accusa continuerà poi il processo a Irmgard Furchner, la 96enne ex segretaria dell’SS-Obersturmbannführer Paul-Werner Hoppe comandante del lager di Stutthof. È accusata di concorso in 11.412 casi di omicidio ed in 18 casi di tentato omicidio, compiuti tra il 1° giugno 1943 ed il 1° aprile 1945. Il giudizio si svolge secondo il rito minorile perché all’epoca dei fatti l’imputata aveva tra i 18 ed i 19 anni. Alle udienze è previsto che sia presente un medico e per ora si conta di procedere solo per un massimo di due ore al giorno.

L’imputata nel dopoguerra aveva già testimoniato in diverse occasioni, spiegando che i suoi superiori le inviavano messaggi radiotelegrafici: ordini di esecuzione, liste di deportazione ad Auschwitz, istruzioni sugli omicidi di massa col gas. La giustizia si muove contro di lei dopo 76 anni: la ragione è nel cambio della giurisprudenza. La Corte d’appello di Monaco di Baviera, procedendo nel maggio 2011 contro l’ex guardiano del lager di Sobibor Iwan Demjanjuk, ha cancellato il vincolo di dover provare la colpa individuale. Ha così stabilito che chiunque abbia prestato servizio nei campi nazisti possa essere perseguito in concorso per gli omicidi commessi al loro interno: nell’ordinamento tedesco l’omicidio non si prescrive.

Quello di Irmgard Furchner tuttavia è il primo caso in cui la nuova giurisprudenza viene applicata a una collaboratrice del comando che potrebbe non essere neppure entrata nel lager.
La task force di procuratori di Ludwisburg che si occupa dei crimini nazisti aveva inviato il fascicolo ai colleghi di Itzehoe nell’estate 2016. L’inchiesta, ha spiegato il procuratore Peter Müller-Rakow, è durata quattro anni: sono stati esaminati documenti dell’ex lager, interrogati testimoni in Germania, negli Stati Uniti e in Israele, consultati archivi. La procura ritiene di avere però acclarato il ruolo esercitato dall’accusata nel funzionamento del lager: non vi si è sottratta pur potendolo fare. A gennaio di quest’anno ne aveva chiesto il rinvio a giudizio.
Irmgard Furchner aveva preannunciato al tribunale di non volersi presentare in aula per non essere al centro dell’attenzione. Dopo il mandato di arresto, il fermo ed i controlli sanitari per lei si erano aperte le porte del carcere preventivo. Data la sua età, però, era impensabile che la misura fosse perpetuata fino a metà mese e la terza camera allargata del tribunale giovanile di Itzehoe ha in seguito accolto il ricorso di scarcerazione, imponendo all’imputata l’osservanza di misure di sicurezza.

All’accusata, difesa dall’avvocato Wolf Molkentin di Kiel, si contrappongono anche 31 parti civili da USA, Israele, Polonia, Germania, Australia Lituania, Austria e Regno Unito. Non chiedono una pena particolare contro l’imputata, ma vogliono sia conservato il ricordo dei massacri nazisti e venga simbolicamente stabilito che anche dopo anni gli autori non possono sottrarsi al giudizio. D’altronde la giustizia tedesca ha già processato l’anno scorso l’ex guardiano dello stesso lager nazista in Polonia Bruno Dey, condannandolo in primo grado a due anni con la sospensione condizionale per concorso in 5.232 casi di omicidio ed uno di tentato omicidio.

A Stutthof sono decedute circa 65.000 persone, per lo più ebrei, partigiani polacchi e prigionieri sovietici e sono transitati anche italiani, come ad esempio Nedo Fiano che nelle sue memorie indicava il campo come uno dei peggiori (“A5405 Il coraggio di vivere” pag. 157). Sull’orlo del ricordo si muove anche il Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier (SPD) che ha partecipato ieri ad una cerimonia di commemorazione del massacro di Babjn-Yar vicino a Kiev in cui 80 anni fa, nazisti e collaborazionisti ucraini tra il 29 ed il 30 settembre 1941 fecero poco meno 34.000 morti in appena due giorni.

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