Ho visto le immagini di questo Morisi, che non conoscevo. Mi è parso un individuo indifeso. Ne ho ricavato una sensazione di pena, un’immagine perfino patetica“. Sono le parole del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che, nella sua consueta diretta video del venerdì su Facebook, commenta la vicenda dello spin doctor di Matteo Salvini e della Lega, sottolineando più volte che non intende commentare il caso giudiziario e che un cittadino italiano è innocente fino a sentenza definitiva.

Il politico campano premette: “Mi auguro che le vicende di questi giorni rappresentino la fine del decennio della stupidità, della volgarità e, per dirla come Eduardo De Filippo, della ‘ciucciaria’ al potere. Vedendo le immagini di Morisi, anche se su un piano completamente diverso, ho avuto le stesse sensazioni di quando sentivamo raccontare delle Brigate Rosse. Sembravano invincibili. Quando qualche anno dopo sono stati catturati e vedevamo le loro facce, rimanemmo sconvolti: dietro quelle immagini di aggressioni, di omicidi, di violenza, avevamo persone che veramente avevano bisogno di solidarietà, dovevano essere assicurate ai servizi sociali. Insomma, ho visto le immagini di questo esponente della comunicazione della Lega Nord e ho provato pena”.

E accusa: “Per 10 anni la Lega ha rappresentato nei suoi strumenti di comunicazione la linea dell’aggressione continua, dei mille tweet quotidiani, dell’incitamento all’aggressività e alla violenza, e dietro tutto questo c’era quella immagine, perfino patetica. Il problema vero non è quell’immagine, ma la valanga decennale di banalità e di aggressività che abbiamo scaricato nel dibattito pubblico del nostro Paese. C’è stato qualcuno, a cominciare da Salvini, che ha immaginato che la politica si riducesse ai tweet: 300, mille tweet al giorno su tutte le imbecillità possibili e immaginabili. Che tristezza – continua – E immaginare che un Paese come l’Italia potesse cadere nelle mani di questi signori veramente fa venire i brividi. Ma il decennio della ciucciaria italiana e dell’ignoranza al potere ha avuto anche altri protagonisti eccellenti, come tanti esponenti dei 5 Stelle. Basti pensare alla sottocultura delle banalità, come ‘uno vale uno’, e alle scemenze più clamorose che pure hanno dominato la vita pubblica del nostro Paese. E tutto questo con la complicità di tanti esponenti del mondo dell’informazione televisiva, che erano interessati solo all’ammuina e agli ascolti”.

De Luca, infine, ironizza sulla vicequestore di Roma, Nunzia Alessandra Schilirò, finita al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni contro il green pass sul palco di San Giovanni a Roma: “Abbiamo avuto anche un episodio a metà strada tra la cronaca e il cabaret, un altro episodio di questo decennio di ‘ciucciaria’ al potere. Tale Nunzia Schilirò si è esibita su un palco dei no vax. L’immagine che ho visto mi ha ricordato Wanda Osiris, i milanesi dicono Wanda Osiri. Mancavano solo i ballerini a fare da contorno. Nunzia Schilirò, vicequestore, su un palco, a parlare contro il green pass, a valutare quello come elemento che viola la Costituzione, a parlare di Costituzione, di leggi primarie. Mi auguro che ci sia qualche intervento del ministro dell’Interno o del capo della polizia, perché siamo oltre“.

E conclude: “C’è stato un analogo episodio di folclore, che riguarda il generale Pappalardo, leader incontrastato dei Gilet Arancioni. La prima volta che li ho sentiti credevo che fosse il movimento degli operai dell’Anas. Il generale Pappalardo ci ha informato che c’è una cura efficace contro il covid: lo yoga. Ha detto che un amico suo è guarito con lo yoga. Dio benedica il ministro della Difesa Guerini: sia glorificato e fatto Santo subito. Una volta tanto, finalmente lo hanno degradato: hanno preso una decisione in linea con la dignità dello Stato, delle forze armate, delle forze dell’ordine. E con la dignità delle persone normali. Per la vicequestore di Roma sarà un po’ più complicato, perché non è un militare. Quindi, dovremo aspettarci altre performance à la ‘Wanda Osiri’“.

Articolo Successivo

Roma, finisce la campagna meno appassionante: pochi confronti, poche cifre sulle spese elettorali

next