Matteo Salvini non si è pentito della citofonata fatta ad un presunto spacciatore al quartiere Pilastro di Bologna durante la campagna elettorale per le regionali nel 2020, quando in diretta social e davanti a troupe tv e giornalisti suonò al citofono di una famiglia chiedendo se dall’altra parte ci fosse uno spacciatore. A margine di un sopralluogo all’ex Macello di Milano, infatti, il leader del Carroccio, a chi gli chiedeva se, alla luce degli sviluppo della recente vicenda Morisi, si fosse pentito di quella citofonata, ha risposto così: “No, perché hanno arrestato degli spacciatori. Lì c’erano degli spacciatori che sono stati arrestati. Non andiamo a caso. Diciamo che sono stato ministro dell’Interno e qualche contatto con le forze dell’ordine ce l’ho. Io ho le spalle larghe e non sono un complottista, ma il fatto che a reti unificate e a partiti unificati l’unico avversario siano Salvini e la Lega mi dice che siamo sulla strada giusta. Non solo questo non mi fa paura ma mi dà una forza, un’energia, una carica per cui li ringrazio”

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Salvini al contrattacco: “Giorgetti? A Roma si riparte in periferia, non dai salotti di Calenda”. E su Morisi: “È un attacco politico alla Lega”

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Salario minimo, Amendola: “È una scelta saggia contro dumping sociale. Senza questo pilastro possiamo avere ripercussioni a livello europeo”

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