La squadra di pallavolo maschile ci ha tenuto inchiodati per cinque set durante i quali abbiamo temuto e sperato, fino ad arrivare alle prodezze finali che ci hanno fatto guadagnare il titolo di campioni d’Europa, dopo sedici anni dall’ultimo trionfo, grazie a questo gruppo di ragazzi guidati da un Commissario Tecnico nuovo di zecca, entrato a condurre gli azzurri dopo le Olimpiadi di Tokyo, campione vittorioso di coppe, campionati, mondiali e successivamente sempre vittoriosamente allenatore di numerose squadre, prima di portare la nazionale italiana a questa vittoria finale.

Ferdinando Fefè De Giorgi, sessant’anni a ottobre, la cui carriera vanta trecentotrenta presenze in nazionale, in questo suo esordio ha dato fiducia ai giovanissimi anche alle prime esperienze internazionali. La sua squadra si fregia di talenti che ha avuto il coraggio di portare in campo, con il risultato che conosciamo, dopo un ciclo brevissimo di allenamenti, dieci giorni, come ha dichiarato ai microfoni di Radio due, e un paio di amichevoli.

In questo breve periodo e durante le partite di campionato ha cercato di formare il gruppo che fosse anche eticamente tale, in cui ognuno avesse alto il rispetto per il proprio ruolo e sentisse forte l’attaccamento alla maglia. E direi che è riuscito perfettamente nel suo intento. Una cosa che mi ha particolarmente colpito durante la sofferta partita con l’agguerrita Slovenia sono state le parole di De Giorgi ai ragazzi, quando più volte li ha incitati a mantenere la calma, a non avere fretta e ad avere una espressione del viso più serena.

L’impressione è che si tratti di un mondo più elegante e più ‘sportivo’ rispetto a quello del calcio. A partire dal tifo, passando attraverso il comportamento in campo e finendo ai differenti compensi che riguardano i rispettivi tornei.

E oggi salgo sul carro dei vincitori e mi scopro tifosa di questo sport che non seguivo più, dopo un’adolescenza in cui si andava ad assistere a qualche partita della squadra del paese. La mia Squinzano è anche il paese di Fefè che non viene mai definito genericamente salentino o leccese, di lui si sa esattamente che è nato e cresciuto a Squinzano, paese di vino, banda musicale, di grandi tradizioni passate e qualche problema odierno. Qui la tradizione pallavolistica era ed è molto viva ed ha avuto momenti di gloria con la Vis Squinzano, in A2 nei primissimi anni Ottanta, dove ha esordito un giovanissimo De Giorgi.

Molte mie amiche e amici coltivavano la passione per questo sport che sapevano praticare, al contrario di me che ho fallito nonostante i numerosi tentativi di misurarmi con palleggi e schiacciate. La comitiva di allora, in forma allargata ai più grandicelli, comprendeva anche lui e qualche altro dei suoi infiniti fratelli.

Ferdinando viene da una famiglia perbene che ne ha fatto un uomo perbene. Glielo si legge in faccia. Oltre alla sua preparazione e alla sua simpatia spiccano sorriso e umiltà che aggiungono onore al suo onore.

Squinzano dai grandi problemi e dalle grandi risorse gli ha intitolato un palazzetto dello sport, a lui un gruppo di amici ha dedicato una bellissima festa lo scorso luglio, e De Giorgi è il nome che porta la scuola di pallavolo dedicata a bambini e ragazzi, società nata nel 2013 grazie alla passione e alla storia della famiglia (tra i fratelli ricordiamo Michele, anch’egli palleggiatore), dove giovani promesse tra cui la mia nipotina Aurora forse saranno i campioni di domani.

Squinzano accoglierà ancora una volta il suo eroe, grata che i suoi trionfi portino alla ribalta il paese e la sua parte migliore.

Grazie Ferdinando.

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