“Rotelle di un ingranaggio cooperativo”. Sono le nove condanne a pene tra i 2 anni e 3 mesi e un anno e 4 mesi richieste dal pm di Torino, Vincenzo Pacileo al processo, ripreso in Corte d’assise, per i fatti di piazza San Carlo del 3 giugno 2017, quando, durante la proiezione su maxischermo della finale Champions Juventus-Real, ondate di panico tra la folla provocarono oltre 1.500 feriti e, in seguito, la morte di 2 donne. Tra gli imputati di disastro e omicidio colposo figurano funzionari del Comune e della Questura, oltre al viceprefetto Roberto Dosio, per il quale la richiesta è un anno e 10 mesi. Secondo il pm ci furono lacune nell’organizzazione e nella gestione dell’evento. Il panico fu scatenato da alcuni giovani che volevano approfittare del caso per portare a termine alcune rapine. In appello per quattro imputati è stata confermata la condanna a 10 anni.

Il pm ha proposto 2 anni e 3 mesi per Michele Mollo (dirigente della Questura), poi un anno e dieci mesi per Paolo Lubbia (dirigente del Comune), Marco Sgarbi (dirigente della polizia municipale), Alberto Bonzano (dirigente della Questura), Dario Longhin (funzionario dei vigili del fuoco), Franco Negroni e Pasquale Piro (componente della commissione provinciale di vigilanza). Tutti, secondo l’accusa, hanno avuto una parte di responsabilità appunto come “rotelle di un ingranaggio cooperativo”. Il magistrato, nell’esaminare le posizioni di alcuni imputati, ha anche richiamato i principi giurisprudenziali contenuti nelle sentenze sull’incendio del Cinema Statuto del 13 febbraio 1983, costato la vita a 64 persone. Quanto all’evento di piazza San Carlo, ha osservato che “il vero organizzatore è stato la Città di Torino nei suoi vertici politici”. La sindaca Chiara Appendino è già stata condannata in primo grado con rito abbreviato a diciotto mesi.

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