Il calcio italiano sta male. Il campionato è ripreso, gli stadi sono (mezzi) riaperti ma la situazione per le casse dei club è ancora drammatica. Lo dimostra il fatto che, nel silenzio generale, la Figc ha deciso di rinviare a tempo indeterminato tutte le scadenze per i pagamenti di tasse e contributi. Troppe squadre non sarebbero riusciti a saldarli.

Un campionato intero senza controlli non è bastato. Per tutta la stagione 2020/2021 a causa del Covid la Serie A e gli altri tornei erano andati avanti a colpi di deroghe, spalmando gli stipendi (fin quando i calciatori sono stati d’accordo), strappando al governo una moratoria fiscale di qualche mese, facendo tutto il possibile per rinviare a domani ciò che bisognava pagare ieri. E non erano mancate le polemiche sul fatto che dall’Inter campione d’Italia in giù, tante squadre avevano conquistato vittorie e piazzamenti senza onorare le pendenze (ma la colpa, semmai, non è di chi ha sfruttato queste deroghe ma di chi gliele ha concesse). La Figc ha preteso di mettersi in regola per le iscrizioni alla nuova stagione, ma chi si illudeva che il ritorno parziale degli spettatori risolvesse la situazione, si sbagliava. Siamo punto e capo.

L’emergenza prosegue, almeno per il pallone, che era già in difficoltà da tempo e che ci metterà tempo a riprendersi dalla batosta del coronavirus. Gli stadi chiusi non erano la sola, reale ragione della crisi e infatti la loro parziale riapertura non l’ha risolta. Da giorni, con l’avvicinarsi delle prime scadenze fissate dai regolamenti (30 settembre per la Serie A, ma già 16 settembre per B e C), era ricominciata la solita frenesia tra i presidenti a corto di liquidità. Perché parliamo di milioni e milioni di euro: c’erano da saldare le ritenute fiscali dallo scorso marzo a oggi, praticamente mezzo anno di tasse e contributi, con pesanti penalizzazioni in classifica per chi non lo avesse fatto. Puntualissimo, ormai quasi un’abidutine, è arrivato il salvagente della FederCalcio, stavolta senza nemmeno salvare le apparenze fissando una nuova data. Se ne riparlerà in tempi migliori.

Il pagamento di tasse e contributi, in realtà, non riguarda lo sport ma lo Stato: non è certo una delibera federale che esenterà i club da pagare ciò che devono (e infatti sono già ricominciate le pressioni per un nuovo aiuto governativo). Il punto è che queste scadenze il pallone se le è date per monitorare lo stato di salute dei club. Per evitare nuovi casi Parma, per intenderci: il saldo delle ritenute è uno dei criteri basilari per capire chi sta bene e chi no, chi è in grado di affrontare la stagione regolarmente e chi invece rischia di saltare. Pare che fra i secondi siano in tanti. A chi si chiede se un campionato senza controlli sia davvero regolare, si potrebbe ribattere che sarebbe ancora più falsato con una caterva di penalizzazioni e la classifica riscritta fuori dal campo. Certo, oggi il sistema di garanzia è ormai in uno stato di sospensione quasi permanente. Gli organi preposti verificano chi ha pagato e chi non, ma alla fine nessuno contesta nulla ai morosi. Speriamo che almeno lo faccia l’Agenzia delle entrate.

Twitter: @lVendemiale

Articolo Precedente

Ti ricordi… Javi Moreno: ‘el Raton’ che fece caterve di gol all’Alaves, ma che al Milan sarà ricordato solo per la zuppa di pane e pasta

next
Articolo Successivo

Malati (immaginari) con l’Italia, titolari in campionato: se la sosta per la nazionale è un peso aboliamola. Anzi, cambiamola

next