La Serie A 2021/2022 già viene celebrata come la stagione della ripartenza: ne sono sicuri i presidenti, vogliono crederci, perché un altro campionato come i due precedenti sarebbe insostenibile, da ogni punto di vista. Ma il Covid non è finito. Ci sono i positivi che continuano a correre, c’è un autunno alle porte e un inverno all’orizzonte su cui nessuno ha certezze, figuriamoci il pallone. Contagi, protocolli, quarantene saranno ancora protagonisti del prossimo campionato. Anche se tutto stavolta si giocherà sulla riapertura degli stadi, la vera partita che il calcio non può permettersi di perdere.

CON I VACCINI TORNEO NON PIÙ A RISCHIO – Rispetto al passato, la situazione è comunque migliorata. Un anno fa di questi tempi la Serie A iniziava senza alcuna certezza di concludersi: c’è riuscita grazia alla tenacia dei manager della Lega calcio e a un po’ di fortuna, nonostante qualche penoso incidente di percorso (il rinvio farsesco di Juve-Napoli, lo scandalo dei tamponi della Lazio, alcune gestioni poco trasparenti). Forti dell’esperienza e soprattutto dei vaccini, oggi almeno non ci sono motivi per temere per la regolarità del torneo: circa l’80-90% dei tesserati è completamente vaccinato, casi e focolai continueranno ad esserci (ce ne sono già stati durante i ritiri, ad esempio all’Empoli, soprattutto tra i più giovani della Primavera la percentuale di protetti si abbassa), ma ci sono tutti i presupposti per tenere la situazione sotto controllo e giocare.

IL NUOVO PROTOCOLLO: GIOCATORI DIVISI TRA VACCINATI E “SUSCETTIBILI” – Salvo scenari apocalittici che nessuno si augura (e al momento non c’è ragione di immaginare), la Serie A inizierà e si concluderà regolarmente. Il punto è come. Un nuovo protocollo è già stato stilato dalla Figc: ricalca quello precedente, tenendo conto della grande novità dei vaccini. Previsto screening iniziale di tutto il gruppo squadra, con distinzione dei tesserati appunto fra vaccinati, guariti e “suscettibili”, tamponi ogni 7 giorni ma solo per questi ultimi (facoltativi per gli altri), test sierologico per tutti una volta al mese per capire a che livello sono gli anticorpi dei “protetti”, poi consueta procedura di isolamento in caso di eventuali positivi e possibilità di continuare ad allenarsi e giocare in bolla per gli altri. Resta valida anche la regola decisa della Lega di massimo un rinvio a squadra con almeno 10 positivi, anche se nella pratica è già stata stracciata dalle decisioni delle Asl: si spera semplicemente che con i vaccini non ce ne sia più bisogno.

STADI AL 50%: DA DOMENICA 175MILA PERSONE SUGLI SPALTI – La novità, e anche il tema principale di questo campionato, sono come detto gli stadi. Dopo gli Europei giocati anche all’Olimpico con migliaia di persone sugli spalti, si inizia con gli impianti riaperti al 50% e spettatori ammessi solo col green pass (cioè vaccinati, guariti o tampone negativo). La Serie A del presidente Paolo Dal Pino chiedeva e continua a chiedere il 100%, ma già strappare la metà non è stato semplice: il governo ha respinto il compromesso a quota 75% proposto dalla sottosegretaria Valentina Vezzali, il primo provvedimento prevedeva addirittura il metro di distanza obbligatorio. che nella maggior parte degli impianti (dove la distanza fra i seggiolini è inferiore) avrebbe comportato una capienza di appena il 35% (poi si è rimediato in extremis con la cosiddetta disposizione “a scacchiera”). Significa quasi 40mila persone a San Siro, oltre 30mila all’Olimpico, 175mila posti complessivi ogni domenica. Il ritorno dei tifosi in trasferta.

SENZA RIAPERTURA COMPLETA BIG IN GINOCCHIO – Adesso i patron sperano che nelle prossime settimane possano cadere le ultime restrizioni, come già avviene altrove all’estero: in Inghilterra e Francia ad esempio sono al 100%, in Spagna pure (anche se dipende dall’autorità locale), in Germania invece al 50% come noi. Ma il via libera è tutt’altro che scontato. Anzi, la normativa attuale prevede un massimo di soli 2.500 spettatori all’aperto in zona gialla e tante Regioni rischiano di tornarci. Le prime due giornate andranno così, si farà il punto durante la sosta per le nazionali a inizio settembre, sperando che intanto la curva dell’epidemia non si sia complicata. Il governo è sempre stato molto prudente sul tema stadi e non ha cambiato linea: Palazzo Chigi vorrà valutare l’impatto dell’inizio dell’autunno e della riapertura delle scuole prima di allentare la cinghia. Ma per i club è questione di vita o di morte, letteralmente. Non per tutti, in realtà, per molti già il 50% va bene (non facevano di più nemmeno in era pre-Covid). Ma per le big è diverso: Inter soprattutto (la squadra con più tifosi allo stadio), a seguire Milan e Juventus, pagano un prezzo altissimo. Nessuno, comunque, ha potuto fare campagna abbonamenti e quelli sono soldi freschi, ossigeno puro per i conti. Senza dimenticare lo svantaggio tecnico, quando inizieranno le coppe europee. Tutta una stagione al 50% significherebbe altri 200 milioni di perdita complessivi per il sistema. Il coronavirus forse non potrà più mettere a rischio la Serie A, ma può ancora darle il colpo di grazia definitivo.

Twitter: @lVendemiale

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