Tutti pazzi per Blanco. La sua “Mi fai impazzire” ha segnato questa estate tra mille tormentoni, conquistando tutti. La collaborazione con Sfera Ebbasta che per primo lo ha contattato incuriosito dalla sua musica, ha spinto in avanti i primi brani che ha pubblicato Blanco da “Notti in bianco” a “Ladro di fiori” collezionando già 11 dischi di platino, un disco d’oro è il più giovane artista italiano (ha 18 anni) ad essersi posizionato per 14 settimane al primo posto della classifica Fimi/GfK dei singoli più venduti. Ai Seat Music Awards l’artista sarà incoronato definitivamente proprio nel giorno in cui è uscito il suo primo disco “Blu Celeste”. Le dodici tracce del disco sono state accompagnate dai video girati da Simone Peluso, uno per ciascun brano dell’album, che completano visivamente l’immaginario di “Blu Celeste”.

Riccardo Fabbriconi nasce nel 2003 a Calvagese della Riviera, un piccolo paesino in provincia di Brescia, sul Lago di Garda. Com’è vivere lì?
A me piace moltissimo. Quando ero piccolo non lo capivo, poi con il passare degli anni ho apprezzato tutto: dal contatto con la natura alla possibilità di fare tanto sport. Se ho voglia di andare fuori casa mia e correre tranquillamente nudo lo posso fare. A Milano, città che a me piace anche se caotica, non potrei farlo.

È stato difficile far ascoltare la tua ‘voce’?
Sì così come conoscere persone nuove. Quando ho frequentato la scuola a Brescia mi si sono aperte nuove prospettive e conoscenze. Io ho mollato la scuola ma ritengo che sia importantissima. La cultura è necessaria e una persona intelligente che ha un bagaglio culturale alle spalle la trovo sempre affascinante.

Che musica ascoltavi da bambino?
Adriano Celentano, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Franco Battiato, Pino Daniele… Anche se sono artisti distanti dalla mia musica non nego che mi hanno ispirato tantissimo nella scrittura. Quando ascoltavo questi cantautori ne rimanevo affascinato dalla potenza della comunicazione.

Nel 2017, a 14 anni decidi di scrivere una canzone per fare colpo su una ragazza, da lì non ti sei più fermato. L’hai ringraziata?
No perché il nostro rapporto non si è concluso bene.

Cosa ispira la tua scrittura?
La voglia di incanalare i miei sentimenti dentro le canzoni. Quando sono incazzato e ho tanta voglia di urlare la mia rabbia trascrivo tutto nelle mie canzoni. È una cosa bellissima e so quanto sono fortunato a trasformare le sensazioni da negative e positive grazie alla musica.

Come vedi la tua generazione?
C’è tanta negatività in giro e questo è dovuto al lockdown che abbiamo vissuto. Credo oggi sia importante che i miei coetanei così come anche i bambini siano circondati da persone che contribuiscano a una visione positiva delle cose. Se avrò un figlio, un giorno, che vorrà fare l’astronauta non gli dirò mai ‘è un sogno impossibile’. Io sono stato molto fortunato perché i miei genitori mi hanno supportato sempre e continuano a farlo.

Cos’è che piace così tanto di te a pubblico e critica?
Non mi sono mai posto questa domanda. Tutti abbiamo una passione che può essere la vita, il sesso o la musica, come nel mio caso. Ecco perché credo sia importante dunque mettere in qualsiasi cosa si faccia passione.

“Mi fai impazzire” nel disco non c’è, come mai?
Prima di tutto perché lo considero comunque un feat. e poi è stata una scelta voluta perché ho voluto proporre un album che fosse personale ed omogeneo nella forma e nel contenuto e che rispecchiasse a pieno la mia collaborazione con Michelangelo (Michele Zocca, ndr) che considero un fratello. C’è molta sintonia perché sa perfettamente quello che voglio dal punto di vista della produzione musicale e agisce in prima persona come se fossi io.

Insomma la scelta di non inserire uno dei brani dei successi di questa estate è stata poco paracula?
Esattamente (ride, ndr).

Cosa ti fa impazzire?
Un po’ di persone a cui voglio bene.

In “Mezz’ora di sole” canti: “Ho toccato il fondale Senza mai respirare (…) fanculo a questo dolore, la gente non lo capisce”. Cosa non capisce?
Questa frase riflette, in qualche modo, la copertina del disco che vede me sospeso in acqua. Oggi sono a metà tra la superficie e il fondale. Insomma sto bene. Però è vero che ho toccato il fondale e mi sono reso conto che esistono al mondo gente piuttosto ‘sempliciotta’ che minimizza il malessere, che vive sempre col sorriso in bocca e non riescono ad accettare che si stia male. Per questo bisogna sempre essere trasparenti ed onesti con sé stessi anche di fronte alle persone stupide.

“Blu celeste” parla di una persona che non c’è più…
Non voglio addentrarmi nei particolari perché è una storia personale a cui tengo. Però ci tenevo a cantarla perché mi piace il fatto che la gente possa immedesimarsi in questa canzone che parla di un dolore, di un affetto che non c’è più.

Canti: “Il sesso è arte, un dipinto gigante che tutti possono capire ma nessuno sa gestire”. Tu lo sai gestire?
Il sesso è passionale e carnale a diventa ancora più bello con la persona che si ama. Altra cosa invece è andare a prostitute. Si parla di sentimenti.

Di persona sei posato e tranquillo sul palco ti scateni. Cosa succede dentro di te?
Durante la performance live faccio quello che mi piace ossia divertirmi cantando. Così mi scateno quanto più possibile (ride, ndr).

“Notti In Bianco” è un urlo d’addio all’amore tossico. L’hai vissuto sulla tua pelle?
Almeno una volta nella vita vivi un amore passionale che poi si rivela nocivo. Io mi sono allontanato da una relazione tossica andando per la mia strada. Bisogna sempre ricordarsi di non farsi influenzare dall’altra persone quando la si ama. In quel momento devi ricordarti chi sei e quello che vuoi.

Hai collaborato con Mace e Salmo per la hit “La canzone nostra”. Hai condiviso il messaggio contro le regole dei live di questa estate?
È un argomento delicato. Senza entrare nello specifico ritengo che per far ripartire il settore dei live al 100% il green pass sia importante come già succede all’estero. Sono però d’accordo con Salmo quando dice che è stato ingiusto vedere concerti con regole ferree questa estate e altri eventi in cui non c’era alcuna regolamentazione. Lo abbiamo visto tutti. Sono andato in vacanza in Sardegna e in Puglia e io stesso ho visto situazioni di casino con assembramenti e gente senza mascherina. Ritengo anche che la pandemia abbia in qualche modo creato uno ‘stato di malattia’ e cioè quella situazione in cui post lockdown si vuole rimanere ‘bloccati’ con la paura di una ripartenza vera e propria. Ma è un atteggiamento sbagliato se guardiamo al resto del mondo che sta cercando di ripartire seriamente.

Come ti vedi tra dieci anni?
Felice e vivo, spero.

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