Nella prima riunione del cda della Rai dopo le ferie il nuovo ad Carlo Fuortes, scelto a luglio da Mario Draghi, ridisegna la sua squadra con un focus sulla gestione economica, valorizzando le figure interne che tengono sotto controllo i conti aziendali e avocando a sé, ad interim, il ruolo di direttore generale. Una posizione ambita dai partiti, in particolare di centrodestra, che miravano a bilanciare il potere dell’ad dopo le polemiche estive sulla sua nomina. Ma con le prime scelte arriva il primo scivolone: i sette posti vanno ad altrettanti uomini. “Sette uomini per 7 nomine: non un grande inizio per i nuovi vertici della RAI sul piano dell’equità di genere di cui tanto si parla”, attaccano le Commissioni pari opportunità di Rai e Usigrai. “In una azienda che già vede le donne in forte minoranza nei vertici, queste nomine sono un palese segno di disinteresse per il tema delle pari opportunità”.

Le scelte dell’ex sovrintendente dell’Opera di Roma sono ricadute su Giuseppe Pasciucco, già Chief financial officer, che diventa direttore Staff dell’amministratore delegato, Marco Brancadoro che assume il ruolo di Cfo e lascia il posto di Direttore Pianificazione strategica e controllo di gestione a Giorgio Russo, Roberto Ferrara che diventa Direttore Canone e Beni artistici, Pierluigi Colantoni, già direttore dei Nuovi Formati, a cui viene affidata la Direzione Comunicazione al posto di Marcello Giannotti, e Stefano Marroni responsabile dell’Ufficio stampa. Il cda ha poi designato Ludovico Di Meo direttore generale di San Marino RTV, società partecipata al 50% da Rai in base ad un accordo vigente tra i governi. Una nomina, per la quale c’era stato un job posting, che è stata approvata a maggioranza con l’astensione di Riccardo Laganà.

La capigruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai Valeria Fedeli parla di “Un’oggettiva, incomprensibile, ingiustificabile rimozione delle tante e qualificate competenze femminili che anche a livello dirigenziale il servizio pubblico può vantare. Un vulnus e un ostacolo molto grave sul percorso di rilancio e rinnovamento del servizio pubblico”.

Proprio nel giorno della presentazione, Fratelli di Italia ha poi puntato il dito contro la consigliera Simona Agnes, non solo per la messa in onda su Rai1 del Premio, da lei organizzato, ma anche per il format ‘Check-Up’ da lei ideato e scritto e prodotto dalla Fondazione Biagio Agnes, in onda su Rai2. “Due circostanze – hanno sottolineato Daniela Santanchè e Federico Mollicone -, che violano apertamente il Codice Etico della Rai che i membri del CdA sono obbligati a rispettare”. Sul tema è intervenuto il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, inviando una lettera ai vertici della tv pubblica, per richiamare tutti i componenti del cda “al massimo rispetto dei principi di autonomia ed indipendenza richiesti dalla carica ricoperta, nonché ad evitare qualsiasi situazione di conflitto d’interesse”.

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