Prima per ricoverati in Italia, sia in terapia intensiva che nei reparti ordinari Covid. Ultima per vaccinati in ogni fascia d’età. Sono i record nazionali che hanno costretto la Sicilia a nuove limitazioni già dall’ultimo lunedì di agosto, dopo il clamoroso rinvio della settimana scorsa: la zona gialla era stata data ormai per scontata già dallo scorso lunedì. Con un colpo di scena, invece, la riconversione dei posti letto in posti covid ha abbassato la percentuale dei posti occupati e la restrizione è adesso arrivata con una settimana di ritardo, garantendo di fatto la stagione per agosto. Arriva tuttavia quando ancora la stagione estiva è lontana dall’esaurire l’offerta e quando l’apertura delle scuole è alle porte: in Sicilia sarà il 16 settembre, ovvero esattamente quando gli esperti stimano si arriverà al picco dei contagi. E gli abitanti, con le temperature ancora alte, sembrano maldisposti ad accettare le nuove restrizioni: “Le persone non vogliono più indossare la mascherina”, avverte il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, che ha incontrato venerdì tutti sindaci della provincia palermitana. “Facciamo circa duemila controlli al giorno, 50mila in agosto. Non possiamo però stare appresso a tutti, sono le persone che si devono convincere che le regole vanno rispettate”.

Per Cristoforo Pomara del Cts siciliano, da settimane in polemica – le critiche sono arrivate da quasi tutti i membri del cts regionale – con il sistema dei colori, “le misure del giallo non servono a nulla e non fermeranno il contagio”. E “per metà settembre certamente avremo il risultato delle tre settimane precedenti. Ma non riaprire le scuole sarebbe come accertare che questo Paese non sa cosa sia la prevenzione e non sa come far fronte alla pandemia”. Intanto, prima ancora delle scuole, l’ombra delle disdette si abbatte, adesso, sui vacanzieri settembrini e scatena il panico tra gli operatori turistici e pubblici esercenti che prevedono già una contrazione delle entrate del 30%. Questo sebbene le limitazioni siano ancora molto ridotte: mascherina da indossare sempre, anche all’aperto, e limite di non più di 4 persone per tavolo nei ristoranti (con deroga per i conviventi). Resterà invece aperta la mobilità tra comuni e regioni, invariati saranno anche i limiti per manifestazioni culturali e sportive che resteranno gli stessi della zona bianca.

A preoccupare, però, sono gli alti numeri del contagio, che fanno temere un ulteriore aggravamento delle restrizioni a breve: “Le previsioni vanno fatte a 21 giorni, di conseguenza tra 21 giorni non vedrò ancora una contrazione del numero di contagi e non la vedrò a maggior ragione con il passaggio in giallo, è il risultato di questo sistema”, continua Pomara. Intanto, l’ultimo rilevamento quotidiano del 29 agosto vede la Sicilia sempre in pole position con 1.369 nuovi contagi – da due settimane è sempre stabilmente sopra i mille contagi -, seguita dal Veneto con 864 e dall’Emilia Romagna con 686. Primato siciliano anche per i ricoveri: in terapia intensiva sono 108 in Sicilia, prima regione in tutta Italia, seguita dal Lazio con 72 ricoveri. Sono, invece, 806 i ricoverati in reparti Covid ordinari, quasi il doppio del Lazio, che segue la Sicilia con 441 ricoverati. Mentre l’isola presenta un’incidenza di oltre 200 casi di positivi ogni 100mila abitanti, quando la soglia massima per passare di zona è di 50.

Numeri che fanno il paio con i dati della vaccinazione. Anche qui l’isola ha il primato negativo in ogni fascia d’età. Significa che la Sicilia ha la minore percentuale di vaccinati rispetto al resto del Paese in tutte le età, ad iniziare con quella più a rischio degli over 80: secondo l’ultimo report della struttura commissariale, aggiornato al 27 agosto, il 20,08 per cento della popolazione siciliana sopra gli 80 anni non è coperto da vaccinazione, mentre la media nazionale è solo del 5,94 per cento. Una forbice di più del 14 per cento che allarma gli esperti. Non va meglio nelle altre fasce d’età, in quella 70-79 anni il 17,90%, mentre tra i sessantenni 21,58%) e addirittura il 26,86 per cento tra i 50-59enni. “Sette persone su dieci hanno ricevuto una prima dose del vaccino”, minimizzano però dal governo regionale, in una nota inviata il 27 agosto, che elenca una serie di numeri che vedono la vaccinazione nell’isola in crescita: “Il 70,88% (pari a 3 milioni di persone) della popolazione residente ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid, mentre il 61,71% (oltre 2,6 milioni) risulta completamente immunizzato (ossia ha ricevuto entrambe le dosi o l’unica dose Janssen). L’intero sistema sanitario regionale è impegnato per far crescere velocemente queste percentuali, che risultano ancora insufficienti a tirare fuori l’Isola da una situazione di rischio”.

Un impegno tardivo, per le opposizioni, che puntano il dito: “Il giallo non è un segno del destino cinico e baro ma una responsabilità del governo regionale che dimostra la sua inadeguatezza a contenere la pandemia ma anche nella campagna di vaccinazione mantenendo un’ambiguità inaccettabile con assessori che dichiarano che non vaccineranno i loro figli (Manlio Messina, assessore al Turismo, ndr)”, tuona Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd, in questi giorni in giro per la Sicilia per le feste dell’Unità. E continua: “Un immobilismo e un’ambiguità che stanno provocando un danno economico, vanificando l’ultima coda della stagione turistica e un danno sociale, mettendo a rischio la riapertura in sicurezza delle scuole”.

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