Continua ad aumentare il numero delle vittime del terremoto di magnitudo 7.2 che sabato ha colpito Haiti. Sono quasi 2mila i morti, 1.941 per l’esattezza, di cui 1.597 nel sud del Paese, e 9.900 i feriti con oltre 60mila case distrutte. A riferirlo è la protezione civile del Paese centramericano. Durante le operazioni di soccorso, che continuano nonostante sull’isola sia arrivata la tempesta tropicale Grace, ieri sono state trovate 16 persone ancora vive sotto le macerie di un ex edificio dell’Onu nel villaggio di Brefet. L’ufficio del premier ad interim, Ariel Henry, ha sottolineato che la situazione umanitaria ad Haiti è “molto preoccupante”.

Fin dal primo istante è stato lanciato l’allarme per i beni di prima necessità come cibo e acqua pulita oltre che per un’assistenza sanitaria in grado di far fronte alla grave calamità. Si è quindi mobilitata anche l’Europa e nel team attivato nell’ambito del Meccanismo di Protezione Civile Ue c’è anche un medico italiano. Si tratta di uno specialista in maxi emergenze che si unirà ad altro personale sanitario, ingegneri strutturali, tecnici e logisti provenienti da sei paesi dell’Unione Europea, che raggiungerà Haiti nelle prossime ore.

Nella giornata mondiale dell’aiuto umanitario, per sostenere ed aiutare la popolazione colpita, la presidenza della Cei ha deciso di stanziare un milione di euro dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte all’emergenza haitiana. “La somma – si legge in una nota diffusa – servirà a finanziare, attraverso Caritas Italiana che è presente sul territorio dall’emergenza sisma del 2010, interventi efficaci per rispondere alle numerose nuove necessità“.

Anche Save the Children lancia un allarme per i bambini che vivono per le strade di Les Cayes, nell’area ovest dell’Isola, che hanno un disperato bisogno di cibo, acqua e riparo. La tempesta tropicale Grace si è abbattuta sulla zona lunedì sera, nonostante non abbia causato molti danni, con il forte vento e le piogge ha colpito le persone che vivono all’aperto. Secondo le stime, prima del terremoto più di 1,1 milioni di persone ad Haiti era sull’orlo della carestia, tra cui centinaia di migliaia di bambini. Nella zona di Les Cayes, circa 160mila persone già soffrivano la fame ogni giorno senza cibo a sufficienza e quasi 40mila persone erano sull’orlo della carestia. Carl-Henry Petit-Frère, responsabile dell’intervento sul campo di Save the Children, che ha lavorato nell’area più colpita negli ultimi giorni ha detto che “le organizzazioni che sono qui stanno facendo tutto il possibile ma abbiamo bisogno di più rifornimenti. Servono immediatamente cibo, acqua pulita e ripari”.

L’Unicef in una nota fornisce i primi numeri relativi alle strutture scolastiche: 94 delle 255 scuole del Dipartimento Sud sono completamente distrutte o hanno subito danni parziali. Le valutazioni devono ancora avere luogo nei dipartimenti di Nippes e Grand’Anse, così come altre comunità che devono ancora essere raggiunte.
“Sarà estremamente difficile per i genitori, gli insegnanti e il governo riportare i bambini a scuola in sicurezza tra sole tre settimane, quando le scuole riapriranno il 7 settembre”, ha detto Bruno Maes, rappresentante dell’Unicef ad Haiti. “Avremo bisogno di risorse per ricostruire alcune scuole, riabilitarne altre, dotare le classi di banchi, insegnanti e studenti di kit pedagogici e scolastici. Rimettere i bambini nelle aule è forse il modo migliore per assicurarsi che possano riprendersi”.

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