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Centinaia di migliaia di misteriosi vermi invadono i ghiacciai del Nord America: la Nasa lancia l’allarme e investe 200mila dollari per studiarli

Li chiamano i vermi del ghiaccio, nome scientifico Mesenchytraeus solifugus. A differenza dei loro cugini fantastici, i vermi delle sabbie (i giganteschi esseri del film “Dune” di David Lynch) i vermi del ghiaccio esistono davvero

di Simona Griggio

Segni caratteristici: due centimetri di lunghezza, colore nero, si nutrono di batteri e di alghe presenti nelle nevi e sono super prolifici. Arrivano a colonizzare il territorio con una densità tale che in un metro quadrato è impossibile muoversi senza calpestarli. Ultimo domicilio conosciuto: il ghiacciaio Paradise sul monte Rainier, vulcano nello Stato di Washington a meno di 100 chilometri da Seattle. Li chiamano i vermi del ghiaccio, nome scientifico Mesenchytraeus solifugus. A differenza dei loro cugini fantastici, i vermi delle sabbie (i giganteschi esseri del film “Dune” di David Lynch) i vermi del ghiaccio esistono davvero e sono piuttosto piccoli. Non fanno paura e non sono nemmeno sono una novità assoluta: erano stati segnalati per la prima volta in Alaska nel 1887, più di un secolo fa.

La novità è però la loro nuova proliferazione e il fatto che la Nasa abbia deciso di mettere sul piatto più di 200 mila dollari per studiarne le caratteristiche e, per così dire, lo stile di vita. La ricerca è stata affidata a un biologo evoluzionista della Rutgers University, Dan Shain. Qual è l’interesse? Un tempo lontano gli studiosi pensavano che nei ghiacciai d’alta quota non potesse svilupparsi alcuna forma di vita. Convinzione smentita dalle ripetute apparizioni del vermi anche in British Columbia, Oregon e, appunto, Washington.

Un ricercatore della Washington State University, Scott Hotaling, che ha studiato i vermi in diretta sul ghiacciaio, ha esposto le sue conclusioni. I vermi vivono due giorni e sono in condizione di sopravvivere tra gli zero gradi e i 24. Un’escursione notevole, alla quale abbinano la grande tolleranza ai raggi Uv. Anzi: nel pomeriggio sembra che emergano a bella posta sulla superficie per ricevere l’energia termica del sole e fuggire alla morte: la temperatura che cala sotto zero. Sono organizzati per sopravvivere in condizioni climatiche estreme, come quelle di lontani pianeti o lune fredde. Così la Nasa va alla ricerca della possibilità che la vita possa radicarsi in altri luoghi dell’universo fino a oggi ritenuti inospitali. I piccoli vermi neri potrebbero modificare questa convinzione.

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