Avevo sognato un compleanno con una medaglia olimpica al collo (nel sogno era ovviamente d’oro) e poco dopo una festa d’addio al tennis giocato su uno dei campi “di casa” (Basilea o Halle). Parlo di Roger Federer che compie 40 anni.

Fare gli auguri al tuo tennista preferito, che ha all’incirca la tua età, è un esercizio difficile. Non solo tifo per lui sin dai tempi in cui portava quel codone così distante dallo stile che lo ha contraddistinto nei quasi 20 anni successivi, ma comprendo gli acciacchi, le sofferenze e i calcoli che la carta d’identità ti costringe a fare. Nella realtà alle Olimpiadi di Tokyo non ha nemmeno partecipato e la classica uscita di scena perfetta per lo meno rimandata. Salutare da vincenti, mia memoria, è riuscito a Miguel Indurain (oro nella cronometro ad Atlanta 1996) e Fabian Cancellara (Oro a Rio 2016). Lo spagnolo si era ritirato a 32 anni, il ciclista svizzero a 35, entrambi ne avrebbero avuto ancora per pedalare ancora ma avevano capito che accontentarsi nel competere era tradire la loro natura. Quella di dominare: il “navarro” le grandi corse a tappe e il “diretto di Berna” le Classiche.

Il cronometro e il suo tic tac mi riporta a Roger Federer e al suo compleanno. Avrete notato che i miei auguri non sono di circostanza, celebrativi e non lasciano spazio a voli pindarici. Sono gli auguri di un “amico” che vuole proteggere l’aura semidivina del tennista più forte (che però presto non sarà il più vincente) che, a causa degli anni che passano, incappa in acciacchi sempre più difficoltosi da superare.

Federer aveva stupito tutti quattro anni fa quando, reduce da vari infortuni, era tornato più forte e motivato di prima: permettetemi il termine risorto. Vinse gli Australian Open e Wimbledon nel 2017, ancora gli Australian Open nel 2018 inceppandosi a un passo dall’impresa, battere Djokovic in finale a Wimbledon. Era il 2019 e quella sconfitta al quinto set, nella finale più lunga della storia del torneo persa 12 a 13 (con due match point sprecati), è stato forse l’ultimo picco. Salutare tutti a quel punto non sarebbe stato male, ma comprendo l’indole del campione, inseguiva qualcosa di diverso e prestigioso.

In questi due anni ci ha provato in tutti i modi ma all’età non si sfugge. Adesso che sono 40 anni suonati sono certo che scorreranno nella sua mente, e sugli schermi di mezzo mondo, le immagini di una carriera lunga, iniziata con una sconfitta a Gstaad per mano dell’argentino Lucas Arnold Ker. Il suo primo avversario del primo torneo professionistico a cui prendeva parte gli inflisse un doppio 6-4. Per comprendere di che era si tratta: era il 1998, e quel torneo fu vinto da Alex Corretja su Boris Becker.

La carriera di Roger, da quel momento in poi, è patrimonio di tutti, di tutti gli amanti del tennis. Di quel genere di colpi stilisticamente perfetti, senza le spaccate di Djokovic o l’agonismo di Nadal – non per questo meno forti, attenzione, anzi, quasi sicuramente gli altri due saranno più vincenti a fine carriera. I tre fenomeni di regali in campo non se ne sono mai fatti, ma visto che parliamo di un compleanno importante credo che, in questa estate olimpica che li ha visti defilati, troveranno il modo di ricaricare le batterie e tornare protagonisti. Regalandosi e regalandoci messaggi o gag che vanno oltre il tennis. Col rispetto che ciascuno ha mostrato all’altro dopo ogni incontro.

Siamo quasi al termine di un’epoca dove non oso immaginare che vette si sarebbero potute toccare (in numero di titoli Slam) se solo uno dei tre non ci fosse stato. Sarebbero ipotesi, il campo magari avrebbe detto altro e per tornare al campo io auguro a Roger Federer di tornarci presto nella migliore condizione possibile. Un bel regalo sarebbe un ultimo titolo vinto a modo suo senza guardare all’inseguimento anacronistico al record di Jimmy Connors (l’americano è davanti 109 a 103). Gli auguro e mi auguro una scelta serena al momento del ritiro, sono certo che non ripeterà gli errori di altri celebrati campioni che hanno preferito invecchiare (male) piuttosto che rinunciare allo status di atleta (e ai contratti).

La festa dei 40 anni sarà fondamentale, credo, nella testa di Roger. Sarà attorniato da familiari, collaboratori e amici. Con una sa di dover trascorrere il resto della vita, con l’altra, quella del tennis, siamo agli sgoccioli. Tra un brindisi e un regalo da scartare, davanti alla bacheca di casa dove troneggiano ben 20 trofei Slam, 6 Atp Finals, la Coppa Davis con la sua Svizzera e pure una medaglia d’oro olimpica (in doppio a Pechino), oltre 20 anni di carriera scorreranno velocissimi nei suoi occhi, come nei miei che ancora, a dire la verità, fino in fondo non sono pronto ad augurargli il ritiro dai campi.

Quando avverrà sarà epocale e dunque per adesso mi limito a farti gli auguri di buon compleanno e lasciare spazio a tutto il contrario di ciò che ho sostenuto fino ad adesso. Colpa del tifo e dell’inguaribile speranza di rivederti competere ai massimi livelli, un’ultima volta però, da “Maestro”.