Il futuro del lavoro, nonostante lo sblocco dei licenziamenti, è roseo. Almeno secondo Bankitalia. “L’impatto della rimozione dei provvedimenti di blocco dei licenziamenti sull’occupazione complessiva viene in larga misura compensato dalle nuove assunzioni“, assicura l’organismo el bollettino economico che, per il prossimo triennio, prevede anche un aumento delle ore lavorate “di oltre l’11%” con livelli che tornerebbero, per la fine del 2022, “su valori precedenti la pandemia”. Prevista anche l’espansione del “numero di occupati” che torneranno al di sopra dei livelli pre-crisi “entro i primi sei mesi del 2023”, con una conseguente diminuzione del tasso di disoccupazione che, si legge, in aumento nel 2021 al 10,5%, scenderebbe al 9,9% nel 2023. Già da oggi gli occupati sono tornati ad aumentare nei mesi primaverili, con un parziale recupero di posizioni lavorative di giovani e donne nel bimestre maggio-giugno, dopo il calo del primo trimestre dovuto al calo dei servizi privati e alla risalita dei contagi.

Numeri positivi, quindi, nonostante lo stesso blocco licenziamenti, secondo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, abbia permesso di salvare durante la pandemia 330mila posti di lavoro. E nonostante, sempre secondo il bollettino della Banca d’Italia, “alla fine di giugno” fossero “ancora circa 270.000 i posti di lavoro dipendente in meno rispetto a quelli che si sarebbero avuti in assenza della pandemia“.

Secondo Bankitalia, inoltre, il risparmio accumulato durante la pandemia, anche se concentrato nei ceti più abbienti, potrebbe “essere la spinta a una ripresa dei consumi“, da quest’anno fino al 2023, con effetti positivi sul Pil, che, il bollettino economico vede di nuovo al rialzo per il 2021. Secondo le stime, il prodotto interno vedrà un rialzo del 5,1% contro il +4,9-5% previsto a giugno e la crescita attorno al 5% stimata dal governatore Ignazio Visco due settimane fa. Per il biennio successivo, la banca centrale, stima invece una crescita a ritmi del 4,4% nel 2022 e del 2,3% nel 2023, a patto che “si consolidi il miglioramento sanitario nazionale e globale” e che “prosegua il deciso sostegno della politica di bilancio”, insieme a favorevoli condizioni monetarie e finanziarie.

Tornando ai risparmi, Bankitalia è convinta che, dopo la caduta del 10,7% dei consumi lo scorso anno con un aumento del 15,8% del tasso di risparmio, ora, dopo mesi di cautela, gli italiani torneranno a spendere. Così la ripresa dei consumi potrebbe “essere più forte rispetto a quanto mediamente osservato per l’economia italiana sulla base delle regolarità passate”. Secondo gli esperti di Via Nazionale gli italiani potrebbero voler effettuare nel 2021 acquisti “rinviati a causa della pandemia” specie di beni durevoli e semidurevoli. Il bollettino traccia due scenari: uno più favorevole sul fronte della pandemia, l’altro meno, con effetti differenti sui consumi. Ipotizzando che il tasso di risparmio si riporti entro il 2023 sui livelli medi del decennio pre-crisi, ne risulterebbe una maggiore spesa per consumi per circa 10 miliardi a partire da quest’anno; conseguentemente si osserverebbe una crescita del Pil superiore di oltre mezzo punto percentuale nel 2021 rispetto alla proiezione centrale, e solo leggermente più contenuta nel 2022.

Sulla crescita economica, però, pesa per l’incertezza sull’evoluzione della pandemia che può influire su consumi e investimenti. Ma non solo. Sono considerate variabili anche la modalità di attuazione dei progetti connessi con il Pnrr e la loro capacità di incidere anche sulla crescita potenziale, nonché la risposta dei consumatori alle riaperture dell’economia.

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