Mancini 10 – Tre anni fa ha preso un gruppo a brandelli, devastato dalla mancata qualificazione al Mondiale, in crisi di identità e di talenti. Si è rimboccato le maniche e ha scelto di mettere al centro della sua Italia non i nomi ma il gioco. Un bel rischio, considerando tempi e caratteristiche della Nazionale. Non solo ha vinto la scommessa ma ha fatto un capolavoro: gran parte del merito di un trionfo insperato alla vigilia è del Mancio. Ha plasmato gli Azzurri dando un’idea di gioco, creando un gruppo granitico a partire dal suo staff e ha trasmesso la sua mentalità vincente a calciatori nella stragrande maggioranza non abituati alla vittoria. Il trionfo può essere non il coronamento di un cammino, ma l’inizio di un percorso che lo vede protagonista, magari con maggior voce in capitolo anche per le Nazionali giovanili: Mancini lo ha dimostrato, non è solo un selezionatore, ma un vero e proprio manager. Gli si affidi un progetto a lungo termine.

Vialli, Oriali, Lombardo, De Rossi, Evani e tutto lo staff 9 – Abbracci, lacrime, scherzi, ritualità. Un bel vedere lo staff di Mancini perché formato dagli amici trovati nell’arco di una carriera, naturalmente tenendone in conto le rispettive professionalità. Anche l’impatto di uno staff così unito, probabilmente, ha avuto la sua importanza nel creare quel gruppo splendido: l’amicizia, la lealtà, l’unione sono valori che possono diventare molto molto redditizi. Anche questa è una grande vittoria del Mancio.

Donnarumma 10 – C’è un’immagine emblematica, Gigio che spalanca le braccia prima di un rigore. Ecco: gli altri portieri fanno balletti strani o sguardi torvi, a Gigio basta aprire le braccia prendendosi tutta la porta, con la sua solita faccia sorniona, per mandare in crisi gli avversari. E naturalmente non parliamo di un Goichoechea, un pararigori e basta: lui si è dimostrato un fuoriclasse ogni volta che è servito. Su De Bruyne, su Schaub, su Dani Olmo. Insomma: lui che ogni tanto commette un errore in un mare di miracoli, questa volta non ha sbagliato nulla. Poi se vinci l’Europeo superando semifinale e finale ai rigori grazie alle sue parate, è chiaro che una fetta grossa di quella coppa gli spetti di diritto.

Meret e Sirigu 8 – Qualche minuto contro il Galles per Sirigu, nessuno per Meret, ma gli abbracci e i consigli con Gigio a margine di partite e rigori sono un ulteriore tassello che indica quanto forte sia il legame che unisce i protagonisti di questa Nazionale.

Di Lorenzo 8 – Due anni fa era all’Empoli, qualche anno prima in C dopo aver pensato di smettere di giocare a pallone. Oggi è campione d’Europa da protagonista. Dalle sue parti arrivano sempre i clienti più difficili: Doku, Dani Olmo, Sterling, ma lui li tiene a bada, seppure con qualche affanno e qualche sbavatura. Colpisce per forza di volontà quando gli tocca scattare in avanti nei minuti finali o addirittura ai supplementari. È forse uno degli emblemi della Nazionale di Mancini: operaia, umile e assai poco borghese, ma sempre pronta a lanciare il cuore oltre l’ostacolo.

Bonucci e Chiellini 9 – Le note negative sono due: il buco contro la Spagna per il gol di Morata e il fatto che a breve toccherà sostituirli per limiti di età. Già, perché entrambi i centrali juventini hanno fatto un Europeo semplicemente gigantesco, riducendo alla nullità chimere come Lukaku e rendendo anche in attacco, vedi il gol del pareggio di Bonucci in finale e i rigori trasformati proprio da quest’ultimo. Un trionfo internazionale che mancava dalle loro pur ricche bacheche e il rammarico, appunto, che a breve termine bisognerà ragionare su come sostituirli.

Acerbi 7,5 – Ha davanti due mostri, lo sa. Quando gli tocca giocare si fa trovare pronto: non fa benissimo contro il Galles, ma l’attenuante è che gioca in una coppia inedita ed è tra i migliori nella brutta partita contro l’Austria.

Bastoni 7,5 – Gli tocca solo marcare Bale contro il Galles. Gli concede di scendere in campo, nulla di più.

Toloi 6,5 – Bene col Galles, dentro quando il gioco si fa duro con Belgio e Spagna, pochi fronzoli, tanta legna, qualche legnata. Ma conta il risultato.

Spinazzola 9 – Il migliore degli azzurri fino al maledetto infortunio. Devastante con sovrapposizioni a velocità supersonica che lo facevano sembrare Bip Bip e riducevano gli avversari a poveri Willy Coyote. Poi le lacrime e la promessa dei compagni: mantenuta in pieno. Infatti la prima medaglia è sua, in stampelle davanti a tutti. Un’altra immagine da tenere nel cuore.

Emerson Palmieri 7,5 – Non è Spinazzola ma conferma di essere un ottimo terzino ogni volta che viene chiamato in causa. Non ha esplosività, ma ha testa e dribbling che lo rendono pericoloso in avanti e quasi mai in affanno dietro. Dal suo lato arrivano pochi pericoli per Donnarumma, mentre fraseggia bene con Insigne in avanti.

Florenzi 7 – In condizioni fisiche non perfette ha giocato la prima, bene, contro la Turchia per poi ritornare in campo nel finale contro l’Inghilterra. Splendida la dedica della vittoria a Vialli.

Jorginho 9 – Esubero del Napoli di Benitez, Sarri ha regalato al mondo (e fortunatamente all’Italia) un calciatore assoluto. Leggero come la musica di un piano, gestisce tutti i palloni di una Nazionale che vuol comandare il gioco. Non sbaglia un tempo, non spreca un pallone, non fa una mossa che non sia accompagnata da un’idea. Il rigore decisivo contro la Spagna è da rivedere e rivedere, sbaglia quello in finale, ed è l’unica azione priva di effetto del suo Europeo. Per fortuna.

Barella 8 – Ha davanti il cammino del fuoriclasse, se vorrà. È spaventoso in alcune partite per quantità, qualità e una saggezza che alla sua età non è scontata, in altre si affida troppo alla sua straripante forza fisica, che però ha un limite. Oltrepassarlo per Nicolò significa finire fuori dal gioco. Col Belgio fa un capolavoro vero, contro Spagna e Inghilterra soffre, ma per lui il meglio deve ancora venire.

Verratti 8,5 – Fuori nelle prime gare, quando rientra la partnership con Jorginho è da copertina di rivista patinata alla voce “coppie felici”. Qualcuno diceva che giocare con due registi avrebbe prestato il fianco agli avversari: non è accaduto, anche perché Verratti alle note qualità di palleggio unisce il sacrificio della corsa, e all’eleganza delle geometrie non lesina abbinare qualche rude calcione quando serve.

Locatelli 7,5 – On Fire nelle prime partite, ne fa due alla Svizzera e sembra il Dino Baggio del 94. Con la sua quantità e la capacità di inserimento porta il Mancio a considerare serissima la sua candidatura alla maglia di titolare, da soffiare a un intoccabile come Verratti. Si fa trovare pronto nelle gare successive quando servono i suoi muscoli. Sbaglia il rigore contro la Spagna: capitan Chiellini non si stacca da lui fino alla gioia finale, altra cartolina da conservare.

Pessina 8 – Rendimento altissimo, e lui di rendimenti, da luissino iscritto alla facoltà di economia, se ne intende. Quantità, qualità e testa quando Mancini lo chiama in causa: gol contro il Galles, gol decisivo agli ottavi contro l’Austria, dà ordine quando la Spagna sta spadroneggiando. Un altro elemento su cui Mancini può costruire il futuro.

Cristante 6,5 – Entra in tutte le gare quando c’è da conservare il risultato o da far valere muscoli e fisico. Lotta, vince.

Bernardeschi 7,5 – Mancini crede in lui nonostante una stagione molto difficile. Non è brillantissimo e nemmeno fortunato (vedi il palo col Galles), ma tira e segna i rigori con Spagna e Inghilterra…non è poco.

Insigne 8 – Ha praticamente creato un marchio, “o’tiraggiro” ormai è entrato di diritto nella mitologia del pallone, se poi il campionario è rappresentato da quello col Belgio si capisce che oltre a meme e ironia c’è alla base roba sopraffina. Non sopraffina come le canzoni che propina a tutta la squadra (che purtroppo gradisce). Tanto sacrificio con Spagna e Inghilterra e purtroppo pochi sprazzi dei suoi: li avesse sempre sarebbe un fuoriclasse assoluto.

Immobile 6,5 – Bene nel girone, male nelle gare a eliminazione diretta dove è anche sfortunato (fosse entrato quel tiro contro l’Austria …). Volenteroso, ma poco altro contro Spagna, Belgio e Inghilterra: in Italia segna almeno 20 gol a stagione, ci si sarebbe aspettati qualcosa in più.

Belotti 6 – Stesso discorso di Immobile, vedere centravanti considerati fortissimi in Serie A che finiscono completamente annullati in nazionale è preoccupante. Segna il rigore contro la Spagna, sbaglia quello contro l’Inghilterra: un po’poco.

Berardi 7 – Alterna prestazioni incredibili ad altre veramente opache, come quella contro l’Austria. Anche nel suo caso la discontinuità è un marchio di fabbrica: il titolo di campione d’Europa da protagonista e con un rigore segnato in finale potrebbe servire da “tonico” per un calciatore dalle qualità indiscutibili.

Chiesa 9 – Con Barella è destinato a diventare un fuoriclasse. Ha corsa, tiro e umiltà: non è un caso sia lui a risolvere partite difficilissime come quella con l’Austria e a portare in vantaggio gli azzurri contro la Spagna con due perle. Se smussa i piccoli limiti che ha (la testa bassa nel portare il pallone e l’incaponirsi troppo spesso nel tentare i suoi sfondamenti) diventerà un fuoriclasse assoluto.

Raspadori e Castrovilli 6 – Dentro qualche minuto contro il Galles, sono giovani e la loro avventura azzurra inizia con un trionfo…chi ben comincia…

L’autista del pullman dell’Italia 7 – Anche la ritualità dei gesti conta. La costanza nel chiudere le porte senza aver fatto salire Vialli ha pagato.

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