Poco tempo fa mi sono imbattuta in alcuni video in cui la ripresa era dedicata ad un corso di pattinaggio a rotelle. Nulla di legato alla disabilità. Mi ha colpito notare durante lo scorrere delle immagini la presenza di molteplici diversità. Ancora stupisce vedere una reale inclusione perché è un lusso molto raro.

Chiedo dettagli a nonna Olimpia, una meravigliosa nonna combattente che cresce due nipoti rimaste orfane della mamma. La minore delle due con grave disabilità. Si gira con sedia a rotelle, pattini di vario genere e ogni mezzo idoneo a fare l’anima dello sport. Musica, operatori, istruttori che scendono in campo per un’ora di vero brivido.

Scopro che dalle parti di Fiumicino, vicino Roma, una realtà sportiva nata in ricordo di una giovanissima mancata anni fa non ha chiesto contributi, non ha assunto personale, non ha costruito un pacchetto. Ha fatto la cosa più difficile: ha ignorato la condizione e accolto i bambini. Tutti quanti. Mi emoziono e decido di telefonare al contatto che la nonna mi fornisce.

Trascorro una mezz’ora in piacevole compagnia del signor Andrea che mi racconta con un entusiasmo disarmante la sua immensa soddisfazione. Elenca gare, esibizioni, corsi, giochi, esperienze ma ogni aneddoto ha lo stesso valore di passione, etica, rispetto e memoria. Rimango in silenzio e ascolto. Mi racconta la difficoltà incontrata per finanziare questi corsi e la necessità di operatori per dare spazio a tutti. La volontà di essere insieme con le ruote. E pattinare lungo l’energia dello stare insieme. Non è integrazione. Non è inclusione. È evoluzione della specie.

E chi volesse far girare le ruote non può andare altrove se non ha prima constatato le capacità della Debby Roller team di Ladispoli. Il modo migliore per vivere insieme uno spazio di ottimismo per il futuro. Grazie, Debby, per avere lasciato così tanto. Sicuramente un bel pezzo di cielo è illuminato dalla tua stella.

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