Cinema

Dream Horse, una buffa e compatta tragicommedia con protagonista un cavallo e la sua addestratrice provincialotta gallese

Imperdibili i titoli di coda con una Delilah di Tom Jones cantata in coro, attori e personaggi veri, tra pinte di birra e stonature assortite

di Davide Turrini

Febbre da cavallo. Altro che Mandrake ed Er Pomata. È l’ora di Dream Horse. In un paesello del Galles, Jan (Toni Collette), cassiera al market di giorno e a spillare birra in un pub la sera, memore di un passato di artigianale addestratrice (piccioni, papere, sembra anche qualche simpatico cagnetto), stanca di un presente privo di slanci oltre gli anziani incartapecoriti genitori e il burbero marito spaparanzato davanti alla tv, decide che è ora di dedicarsi ad allevare un cavallo. Un bel purosangue nocciola che nasce, puledrino scalciante, in una stalletta di legno e poi col nome di Dream Alliance diventa campione di galoppo.

Ma per tenere in piedi le spese di mantenimento, cura e allenamento del cavallo Jan ha un’idea meravigliosa: riunire un conclave di perdenti del paesino che si compone di un nugolo di abitanti i più disparati e che si arricchisce anche di un consulente fiscale (Damien Lewis) vessato dai suoi capi esperto di ippica ed equini. Buffa e compatta tragicommedia corale, priva di malizie, avviluppata sull’evoluzione narrativa della crescita e dell’affermazione del cavallo, parimenti nuova linfa vitale per il gruppo di loser gallesi, Dream Horse ha l’andamento tipico di certa commedia britannica anni novanta (qui c’è l’inno gallese, ma siamo pur sempre sulla stessa isola) irrorata di una semplicità bonaria di paese, loachianamente sempre iscritta in un naturale conflitto alto/basso finanziario ed economico (il collettivo vince, per dire), e arricchita dal prezioso e riuscito appiattimento delle star di turno.

Toni Collette diventa davvero una provincialotta gallese da calli nelle mani e puzza di stalla in giardino, Damien Lewis un tentennante e insignificante ometto che si ribella vanamente al capo per inseguire un sogno, mentre il coro ondeggia furbo e pittorico ai lati (Owen Tale tatuato sulle mani, sdentato con baschetto, marito di Jan è pazzesco). Alcuni recensori hanno detto che è un film furbetto, ma la storia (vera) è quella lì. Con l’intuizione di un’inquadratura ravvicinata muso di cavallo contro viso di Jan e un’idea di rivincita dei poveri che accomuna gli spettatori più smaliziati. Dream Alliance in reale carne e manto apparteneva infatti ad una vera coppia di signori gallesi, ha vinto parecchi gran premi supportati da un’associazione paesana e dal 2012 vive al pascolo come natura vuole. Imperdibili i titoli di coda con una Delilah di Tom Jones cantata in coro, attori e personaggi veri, tra pinte di birra e stonature assortite. Dirige Euros Lyn.

Dream Horse, una buffa e compatta tragicommedia con protagonista un cavallo e la sua addestratrice provincialotta gallese
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