Oggi è il giorno di Germania-Ungheria, ma è soprattutto il giorno dello scontro tra l’Uefa e il primo ministro ungherese Victor Orban. In risposta alle polemiche di ieri sul rifiuto dell’organo di autogoverno del calcio europeo di illuminare con la bandiera Lgbtqi+ lo stadio di Monaco di Baviera, questa mattina da Nyon è arrivato il dietrofront, con la decisione di colorare con l’arcobaleno lo storico simbolo dell’Uefa. Così, appena qualche munto dopo, il primo ministro ungherese ha comunicato che lui non sarà presente alla partita.

Come detto, la polemica nasce dopo la presa di posizione dell’Uefa – fortemente criticata – di non illuminare con i colori dell’arcobaleno l’Allianz Arena. Per tutta risposta, la città di Monaco ha deciso di proiettarla sulle facciate di alcuni suoi edifici centrali come il municipio e l’Olympiaturm, la Torre Olimpica alta 291 metri e visibile da ogni parte della città. Poi, sempre dal palazzo sede del governo della città, al centro di Marienplatz, alcune bandiere arcobaleno hanno preso a sventolare, al posto di quelle istituzionali. Allo stadio, questa sera, saranno distribuite agli spettatori circa 11mila piccole bandierine, per rendere comunque visibile la protesta in tv, e in giro per la Germania, 8 grandi stadi e 38 meno grandi, saranno illuminati con la bandiera arcobaleno, in un gesto che non passare inosservato.

Nella nota ufficiale diramata dall’Uefa si legge che questa “è orgogliosa di indossare quei colori”, perché è un “simbolo che promuove tutto ciò in cui crediamo, una società più giusta ed egualitaria, tollerante verso tutti, indipendentemente dalla loro provenienza, credo o genere”. Subito dopo, l’Uefa ha cercato di difendersi dagli attacchi arrivati nelle scorse ore dal sindaco di Monaco, spiegando che non è stato il suo rifiuto ad essere politico, ma la richiesta stessa di colorare lo stadio “poiché legata alla presenza della nazionale ungherese”. “Per la UEFA – hanno concluso -, l’arcobaleno non è un simbolo politico, ma un segno del nostro fermo impegno per una società migliore e inclusiva”.

Così, a distanza di qualche minuto, è arrivata la risposta di Orban e la sua scelta di non presenziare alla partita, cancellando il viaggio che doveva portarlo in Germania. “Che lo stadio di Monaco – ha detto il premier ungherese all’agenzia stampa tedesca Dpa – o un altro in Europa siano o meno illuminati con i colori arcobaleno non è decisione dello Stato. Nell’Ungheria comunista – continua -, le persone omosessuali sono state perseguitate. Oggi lo stato non solo garantisce i diritti degli omosessuali, ma li protegge attivamente”.

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