Grazie alla tecnologia sarebbe più facile combattere l’evasione fiscale. Ma i dati necessari a scoprire gli evasori non possono essere usati. Il motivo? Le varie norme sulla privacy. A sostenerlo è Ernesto Maria Ruffini in un’intervista al Corriere della Sera. “Abbiamo una grande risorsa che potrebbe essere utile a tutti noi. Mi riferisco alla montagna di evasione fiscale che se recuperata potrebbe essere messa a disposizione di un progetto comune e per far ripartire il motore del Paese, perché con poca benzina non si può andare lontano”, dice il numero uno dell’Agenzia delle Entrate.

L’evasione, secondo Ruffini, “è ancora troppo elevata per varie ragioni a partire dalle radici storiche e culturali. In realtà, però, i dati degli ultimi anni ci dicono che sta lentamente diminuendo. E oggi la pandemia ci ha fatto capire ancora di più quanto sia importante pagare le tasse per avere servizi essenziali efficienti”. Quindi l’uomo richiamato dal governo Conte 2, dopo l’esperienza durante l’esecutivo di Paolo Gentiloni, spiega: “Negli ultimi anni la digitalizzazione ha permesso significativi passi avanti e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe risultati ancora maggiori. Ma se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage”. Ruffini mette le mani avanti: “Premesso che la tutela dei dati personali è doverosa, ma occorre trovare il giusto equilibrio, altrimenti il diritto del singolo prevarica quello della collettività a disporre delle risorse derivanti dal pagamento delle tasse”.

Per il numero uno dell’Agenzia delle entrate i tempi “sono maturi” per una riforma fiscale “che sia ampiamente condivisa per garantire che le nuove regole abbiano una certa stabilità nel tempo ed evitare che dai cittadini alle imprese agli operatori del settore, amministrazione compresa, debbano continuamente adattarsi a mutate cornici normative”. Tra i punti a cui mettere mano c’è quello della “giungla di norme che caratterizzano l’intero sistema tributario. Ma le leggi, da sole, non sono sufficienti a cambiare la vita dei cittadini. Anche la migliore delle norme senza un’amministrazione in grado di attuarla diventa inefficace – spiega Ruffini – Alla pubblica amministrazione servono risorse infrastrutturali, capacità organizzativa e, dunque, risorse umane sempre più specializzate”.

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