Un risarcimento di 400mila euro per una ventina di risparmiatori siciliani indotti a comprare titoli della Banca Popolare di Vicenza, venduti da Banca Nuova, la “costola” isolana dell’istituto all’epoca guidata da Gianni Zonin. Sono arrivate oggi quattro sentenze civili della Quinta sezione del Tribunale di Palermo che condannano Banca Intesa San Paolo, a risarcire venti azionisti. Una serie di decisioni che danno un’impronta chiara sull’orientamento dei giudici a favore dei risparmiatori, dopo che già l’anno scorso una giudice di Pace di Messina aveva condannato la Banca a risarcire un’ex correntista: viene dunque riconosciuta la responsabilità dell’istituto di credito che ha acquisito Banca Nuova.

E sono ancora 80 i risparmiatori in attesa di una decisione: “Stiamo parlando di persone che avevano messo soldi da parte per mandare i figli all’Università. Tra i venti di oggi c’è chi è scoppiato a piangere appena saputo della sentenza”, spiega l’avvocato Alessandro Palmigiano che, assieme a Elisabetta Violante, ha difeso il gruppo di risparmiatori siciliani. Chi aveva investito 6mila euro, chi ne aveva investiti 40mila, ma a comprare azioni della Popolare di Vicenza era anche chi poteva permettersi investimenti azionari di 800 mila euro. Tutti siciliani che oggi ottengono un primo risultato per una vicenda che è partita nel 2013. Tra il 2013 e il 2015, infatti, le controllate della Banca veneta iniziano ad offrire pacchetti azionari standard di almeno 6mila euro. Tra le controllate c’è anche Banca Nuova, che ha sede centrale a Palermo e filiali nel resto dell’isola e in Calabria. I funzionari iniziano a proporre i pacchetti ai risparmiatori siciliani, vendendo le azioni della controllante: “Banca Nuova ha venduto a tappeto incurante della pericolosità del titolo”, spiega ancora Palmigiano. In poco tempo però le azioni sono risultate praticamente di nessun valore. La banca veneta del Gruppo Zonin viene messa in liquidazione poco dopo, con strascichi giudiziari anche per i vertici della banca e con danni enormi per i clienti che avevano acquistato i prodotti dell’istituto di credito, che persero tutti gli investimenti.

La stessa situazione in cui si sono trovati i risparmiatori siciliani. Le prime sentenze di condanna sono arrivate un anno fa a Messina, quando il giudice di Pace ha dato ragione a una ex cliente della banca. A Palermo arrivano oggi le prime decisioni delle giudici Rachele Monfredi ed Emanuela Rosaria Piazza sulla causa intentata nel 2017. Sono 270mila euro di risarcimento ai risparmiatori e 130mila euro di spese legali: “I giudici hanno riconosciuto la complessità del lavoro legale. Io e la collega Elisabetta Violante abbiamo raggruppato alcuni di questi azionisti permettendo così a chi aveva investito meno di procedere legalmente senza il rischio di un salasso per le spese legali”. Un centinaio in tutto i siciliani difesi dai due avvocati palermitani: “Siamo assolutamente molto soddisfatti, dietro c’è il vissuto di persone che avevano perso tutti i loro i risparmi. E ci sentiamo sereni anche per l’eventuale ricorso”, ha concluso Palmigiano.

“L’obbligo che ha la Banca, quindi, nei confronti dell’investitore deve essere particolarmente rigoroso, le cause da cui il rischio deriva, avvertirlo delle eventuali inadeguatezza dell’operazione”, così aveva sottolineato la giudice di Messina, Santa Nastasi nel maggio del 2020, quando ha ordinato il risarcimento di 5mila euro più spese processuali per una rispiarmatrice. “È stato proposto a queste persone di fare un prestito con la banca per potere partecipare a questa operazione che avrebbe loro assicurato un investimento sicuro”, ha sottolineato Ernesto Fiorillo, presidente di Consumatori Associati che ha supportato legalmente la messinese risarcita nel 2020.

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