La difesa dell’unico indagato in custodia cautelare ha chiesto l’incidente probatorio per far luce sulle cause del disastro “prima della rimozione” della cabina 3 della funivia Stresa-Mottarone, la procura di Verbania invece sostiene che l’esame – alla presenza delle parti – potrebbe danneggiare le indagini e chiede alla giudice per le indagini preliminari, Donatella Banci Buonamici, di respingere la richiesta dell’avvocato Marcello Perillo, legale del caposervizio Gabriele Tadini agli arresti domiciliari. L’incidente probatorio, qualora dovesse essere effettuato, “pregiudicherebbe in modo irreversibile lo svolgimento delle attività di indagine” volte a individuare eventuali corresponsabili scrivono la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, e la pm Laura Carrera, nelle deduzioni depositate al gip. Le magistrate chiedono l’inammissibilità o il rigetto della richiesta sulla quale la gip dovrebbe decidere entro oggi. Il 23 maggio scorso le vittime dell’incidente sono state 14 tra cui due bambini.

“È la soluzione migliore e la più garantista. Permette, peraltro, di andare avanti senza procedere per tentativi“ aveva spiegato il legale. La richiesta, si leggeva nell’atto, nasce “al fine di evitare l’eventuale compromissione della formazione della prova” ed è possibile, in termini di legge, perché l’accertamento, se disposto durante il dibattimento, potrebbe determinare una sospensione del processo superiore a 60 giorni. La prova da assumere in l’incidente probatorio è la perizia sulla “tipologia e le cause del cedimento della fune traente, causa primaria della caduta della funivia”, oltre a una “perizia sull‘impianto frenante e sulla centralina dello stesso, nonché sulle cause del mancato azionamento dello stesso”.

La Procura aveva scritto, nella richiesta di misure cautelari, che non era possibile sapere se la rottura della fune fosse “un evento autonomo ovvero collegato ai segnalati malfunzionamenti del sistema frenante, ripetutamente verificatisi nel periodo antecedente” al disastro. Tadini ha sempre considerato l’ipotesi impossibile: “Mai e poi mai avrei pensato che la fune traente avrebbe potuto spezzarsi”, dichiarava già durante il primo interrogatorio. Riguardo alle immagini diffuse dall’emittente tedesca Zdf che mostrano i forchettoni bloccafreni presenti sulla funivia già nel 2014, nel 2016 e nel 2018, l’avvocato Perillo ha dichiarato che prima di quest’anno “i forchettoni sono stati adoperati per il giro a vuoto o per la manutenzione, ma mai con gente a bordo. Se nei video si vedono delle persone – ha aggiunto – secondo Tadini si tratta di addetti alla funivia o manutentori”.

Nelle deduzioni la procura fa notare che la cabina precipitata e la fune traente sono state “adeguatamente cautelate” e, pertanto, “non si trovano esposte agli agenti atmosferici”. La richiesta della difesa di Tadini, nei confronti della quale la Procura di Verbania solleva anche un difetto di notifica, viene dunque definita dai magistrati “del tutto intempestiva e prematura“. Per Olimpia Bossi e Laura Carrera, in particolare, la richiesta è “prematura allo stato attuale della individuazione di tutti i soggetti, oltre ai tre odierni indagati, a carico dei quali possano emergere eventuali profili di ipotetica responsabilità, a vario titolo”. E, “trattandosi indubbiamente di accertamenti tecnici di carattere irripetibile, è assolutamente indispensabile consentire la loro partecipazione all’esecuzione di tali accertamenti”. In questo modo la procura intende “evitare che, al solo fine di poter procedere a prematuri accertamenti tecnici irripetibili, finiscano per essere iscritti nel registro degli indagati tutti i soggetti che, a qualunque titolo, abbiano avuto a che fare con la gestione, manutenzione, sicurezza dell’impianto”. Di qui la richiesta di dichiarare inammissibile o di rigettare la richiesta di incidente probatorio. O, in subordine, di disporne “il differimento nella misura di almeno due mesi onde consentire che vengano espletate da parte di questo ufficio le attività di indagine“.

Intanto è finalizzato a programmare la rimozione in sicurezza della cabina precipitata il sopralluogo del consulente tecnico della Procura di Verbania, professor Giorgio Chiandussi, sul luogo dell’incidente. In programma nelle prossime ore, è prevista anche la presenza del comandante dei vigili del fuoco di Verbania, Doriano Minisini. La rimozione della cabina è “una operazione di notevole complessità, tenuto conto del luogo in cui si trova la cabina, una area impervia non raggiungibile con mezzi di terra, e della sua mole”, spiegano il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, e il pm Laura Carrera, nelle deduzioni con cui chiedono al gip, Donatella Banci Buonamici, di rigettare la richiesta di incidente probatorio avanzata dalla difesa del caposervizio della funivia, Gabriele Tadini, uno dei tre indagati per l’incidente. La rimozione della cabina, per la quale si stanno interpellando anche elicotteristi, dovrà quindi comportare “il coinvolgimento di strutture specializzate pubbliche e private, con correlativa predisposizione di un piano articolato di intervento di rimozione”.
Non è ancora stato individuato il luogo in cui custodire la cabina una volta rimossa, al fine di procedere agli accertamenti di carattere irripetibile necessari all’individuazione di tutte le cause del disastro.

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