E’ morto Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil e del Pd, partito che aveva lasciato nel 2017: dal 2018 era deputato di Liberi e Uguali in quota Articolo 1-Mdp. Aveva 71 anni, essendo nato a Roma il 24 marzo 1950. Il suo ultimo intervento, dice l’archivio Ansa, fu proprio per i lavoratori e in particolare sulla annosa vertenza Whirlpool: “Il governo si impegni, bisogna lavorarci, mettere cuore e risorse” aveva chiesto dal palco di una manifestazione, a Roma. “Non si può pensare di far ripartire il Paese e licenziare”. “L’improvvisa scomparsa di Guglielmo Epifani mi addolora profondamente”, afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Il suo impegno ha recato un contributo alla storia del movimento sindacale italiano e della Cgil in particolare, dove ha avuto modo di esprimere la propria visione riformista e le proprie qualità di dirigente impegnato, sempre attento agli interessi dei lavoratori. In Parlamento ha recato la sua grande esperienza e un bagaglio di cultura che mai indulgeva al settarismo. Esprimo i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà alla famiglia e a quanti hanno condiviso con lui l’attività di questi decenni”, conclude Mattarella.

Roberto Speranza, ministro della Salute e segretario di Articolo 1 (di cui faceva parte Epifani), sottolinea “una vita intera a difesa del lavoro come diritto fondamentale di ogni individuo. La tua lezione sarà sempre viva in chi crede nelle Democrazia e nella Costituzione. Ciao Gugliemo, grazie di tutto”. Parole simili a quelle usate dal presidente del Consiglio, Mario Draghi: “La vita di Guglielmo Epifani è stata un esempio di partecipazione democratica e impegno sociale, sempre al servizio dei lavoratori e dei più deboli. La sua gentilezza, integrità e passione civile resteranno a lungo nei ricordi di tutti. Alla moglie Maria Giuseppina vanno le più sentite condoglianze mie e del governo”, dichiara il premier. “L’eleganza non è quel che indossi è quel che sei – aggiunge Pierluigi Bersani – Anche nel confronto aspro e nella battaglia dura tenere la misura e perfino la gentilezza e la cordialità. Stare sempre al merito del problema senza mai una sfumatura di demagogia. Questo era Guglielmo #Epifani. Ci mancherà”. Il leader della Cgil Maurizio Landini ribadisce: “Guglielmo ha dato la sua vita per il sindacato. Il suo impegno, la sua esperienza rimarranno per sempre come esempio di cosa vuol dire essere un dirigente del sindacato”.

Alla notizia della sua morte si è interrotta la riunione tra il segretario del Pd Enrico Letta e i segretari dei sindacati confederali Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. “E’ una notizia drammatica – dice Letta – È una giornata tristissima”. “Ci mancherà, mancherà a tutti, la sua intelligenza, il suo equilibrio, il suo continuo richiamo ai valori fondanti della giustizia sociale” dice il capogruppo di Leu alla Camera Federico Fornaro. “Uno degli ultimi interventi pubblici di Guglielmo Epifani è stato a difesa dei lavoratori in difficoltà, dei loro diritti, della necessità di proteggerli. In linea con l’impegno di una vita. Esprimo dolore e cordoglio per un protagonista della vita sindacale e politica del Paese”, scrive in un tweet l’ex premier e capo politico in pectore del M5S, Giuseppe Conte.

Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ricorda così Epifani: “Gentile, rigoroso, colto, appassionato, sempre disponibile a battersi per una società più giusta. Addio a Guglielmo #Epifani. Il sindacato, la politica, il Paese perdono un protagonista”. A ricordare l’ex leader del Pd sono stati vari ministri, da Fabiana Dadone e Federico D’Incà a Giancarlo Giorgetti, Mara Carfagna e Renato Brunetta, anche lui di formazione socialista che lo chiama “compagno di tante battaglie, esempio per tutti noi”. E poi ancora Dario Franceschini (che fu traghettatore come lui, nel 2009) e il ministro del Lavoro Andrea Orlando (“Una persona dotata di grande umanità, capacità di ascolto e spirito di servizio sincero”) tutti i leader di partito: Giorgia Meloni, Matteo Renzi, Angelo Bonelli, Matteo Salvini. Massimo D’Alema è “profondamente colpito e addolorato” anche per l’ammirazione per “la sua partecipazione intelligente e la correttezza con cui ha interpretato il suo ruolo nella politica e nel sindacato”.

Tesserato prima del Psi e poi del Pds, Epifani è stato il primo segretario socialista del principale sindacato italiano dal Dopoguerra: lo rimarrà per 8 anni, a partire dal 2002. Laureato in filosofia alla Sapienza, tesi su Anna Kuliscioff, si iscrive subito alla Cgil. Nell’organizzazione dei lavoratori coordina le politiche contrattuali delle categorie, poi guida l’ufficio Industria. Nel 1979 è segretario generale aggiunto dei poligrafici, che all’epoca erano anima e corpo dei giornali. Entra in segreteria nel 1990 e dopo 3 anni è segretario aggiunto al fianco di Bruno Trentin. E’ il vice di Sergio Cofferati dal 1994 al 2002, negli anni di battaglie energiche come quella che portò, nel marzo 2002, tre milioni di persone a manifestare al Circo Massimo contro l’abolizione dell’articolo 18. Il suo ultimo discorso da segretario Cgil in piazza San Giovanni, a Roma, fu per una manifestazione della Fiom. Gli succede Susanna Camusso, la prima donna segretaria della Cgil.

Vicino alle posizioni di Pierluigi Bersani, entra in politica proprio nel 2013, l’anno della “non vittoria”: viene eletto alla Camera come capolista del Pd in Campania e sarà presidente della commissione Attività produttive di Montecitorio. Ma sempre in quell’anno, 3 mesi dopo la sua elezione, sarà proprio lui a fare da traghettatore del partito dopo le dimissioni di Bersani. Sarà sostituito, con le primarie dell’8 dicembre, da Matteo Renzi. Una delle sue decisioni più controverse fu quando, per fedeltà al partito, si troverà a votare il Jobs Act durante il governo Renzi, dopo le battaglie condotte in difesa dell’articolo 18, scelta che gli fu contestata dal mondo sindacale.

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