Da un lato l’impegno di aiutare l’Italia, e i paesi cosiddetti di “primo ingresso”, in vista dell’estate. Dall’altro la volontà di “bloccare le partenze”, chiedendo un’azione maggiore ai paesi di origine. Mentre sulle coste italiane e su quelle spagnole continua l’arrivo di migliaia di migranti, l’Unione europea è al lavoro sia per un nuovo Patto globale per affrontare la crisi migratoria, “da chiudere entro l’anno” sia per affrontare l’immediato, ossia gli sbarchi estivi. A dirlo, dalle pagine di La Repubblica, la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, pronta a partire verso Tunisi con la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Un concetto ripetuto pure su twitter: “L’Ue deve lavorare con i Paesi partner per ridurre le partenze irregolari, gestire la migrazione ed esaminare le cause, in particolare le conseguenze economiche della pandemia”, scrive sui social Johansson.

“Sto contattando i governi dell’Unione per mettere i piedi un sistema di ridistribuzione volontario e provvisorio per aiutare l’Italia ad affrontare l’estate“, assicura la commissaria nell’intervista, sottolineando però di non sapere ancora in che modo verrà attuata questa ridistribuzione volontaria. “Un accordo come quello di Malta del 2019? – risponde – Sto sondando quanta voglia ci sia tra i partner di impegnarsi. Penso che l’Italia riceverà un aiuto con la redistribuzione, ma al momento non posso dire di più. Intanto lavoriamo per bloccare le partenze“.

Fondamentale, secondo la commissaria, che l’Italia riceva solidarietà europea. Il riferimento è alla nuova riforma sulle politiche migratorie, ancora al palo per i veti incrociati tra i paesi di Visegrad e quelli del Mediterraneo: “Abbiamo imparato che la ridistribuzione volontaria non è abbastanza e dunque l’approvazione della riforma delle politiche migratorie con i ricollocamenti obbligatori è essenziale”. Una riforma che però, specifica, non potrà essere chiusa entro l’estate.

Sul blocco delle partenze, la commissaria, poi, continua, sottolineando che sta già “parlando con le autorità libiche e con il governo ad interim di Abdel Hamid Dbeibah” e che “ci sono riscontri e opportunità positive”. Un impegno senza precedenti da parte di un rappresentante europeo. “Sono pronta a impegnarmi per esplorare la possibilità di chiudere un nuovo accordo con la Libia senza aspettare le elezioni di dicembre“, prosegue ancora Johannson. “Abbiamo riscontri molto positivi con il governo ad interim, ci sono opportunità di lavorare bene con Tripoli – continua – Detto questo, ogni Paese ha le sue specificità, non si può fare un copia incolla di altre intese come quella con la Turchia. La Libia ha anche bisogno di strumenti e capacità nella gestione dei migranti e inoltre è inaccettabile lasciare le persone nei campi in cui oggi sono rinchiuse”.

L’idea, come spiegato da Il Manifesto, è quella di utilizzare 7 miliardi di euro, annunciati a febbraio scorso da Bruxelles con la nuova agenda per il Mediterraneo per aiutare i Paesi partner dell’area ad uscire dalla crisi del Covid, anche per fermare l’immigrazione. Anche di questo parleranno Lamorgese e Johansson in Tunisia: “Sarò con il ministro Lamorgese in Tunisia per un accordo globale che da un lato consenta al Paese di riprendersi dalla forte crisi economica causata dal Covid, dall’altro per fornirgli le risorse per contrastare i trafficanti di esseri umani”. L’accordo potrebbe essere chiuso entro la fine dell’anno: “Ci saranno finanziamenti europei per l’economia, gli investimenti e l’occupazione mentre le autorità di Tunisi si impegneranno nella gestione dei confini, a riprendere i loro cittadini partiti verso l’Europa e di rimpatriare gli stranieri nel loro Paese che non sono rifugiati”.

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