Una “lenta discesa dei nuovi casi” di positivi al coronavirus e un aumento del numero di somministrazioni del vaccino che però non fa spostare l’Italia dagli ultimi postiti in Europa per l’immunizzazione delle fase 60-69 e 70-79 anni. Il nuovo monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe sottolinea come il decremento del numero dei positivi abbia fatto comunque registrare “448mila positivi”. Un dato che però si accompagna a un allentamento della pressione sugli ospedali. Nella settimana 21-27 aprile, la riduzione di nuovi casi è stata -7,7%, quella dei decessi -10,5%. Cala anche il numero dei posti letto occupati in ospedale da pazienti Covid, anche se le terapie intensive sono ancora sopra soglia di saturazione in sette regioni. Il ritmo della campagna vaccinale “cresce in maniera lenta e costante, ma il target delle 500mila somministrazioni al giorno è ancora lontano”. Una situazione su cui “pesa il mancato decollo delle consegne”.

Nel dettaglio il monitoraggio segnala la diminuzione dei nuovi casi (90.449 vs 98.030) e decessi (2.279 vs 2.545). In calo anche i casi attualmente positivi (448.149 vs 482.715), le persone in isolamento domiciliare (425.089 vs 456.309), i ricoveri con sintomi (20.312 vs 23.255) e le terapie intensive (2.748 vs 3.151) (figura 3). “Come atteso – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continua la lenta e progressiva discesa dei nuovi casi settimanali, frutto delle restrizioni di un’Italia tutta rosso-arancione delle scorse settimane, che proseguirà verosimilmente ancora fino a metà maggio. Oltre 448 mila casi attualmente positivi confermano, tuttavia, che la circolazione virale nel nostro Paese è ancora molto elevata”. Come sempre, il dato nazionale risente di situazioni regionali piuttosto eterogenee: la variazione percentuale dei nuovi casi aumenta in 3 Regioni e crescono i casi attualmente positivi in 5 Regioni.

“Il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica e terapia intensiva – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari – continua a scendere, anche se il numero di pazienti ospedalizzati rimane elevato”. In dettaglio: la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile (n. 29.337), con una discesa del 26,6% in 21 giorni. L’occupazione da parte dei pazienti Covid supera ancora il 40% in 2 Regioni. Per quanto riguarda le terapie intensive la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile (n. 3.743), con una discesa del 30,8% in 21 giorni; i numeri assoluti rimangono elevati (2.748 posti letto occupati), determinando il superamento della soglia di saturazione del 30% ancora in 7 Regioni (figura 4). “Continua la discesa anche per i nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo – con una media mobile a 7 giorni di 150 ingressi/die, che dal picco del 27 marzo (n. 270) sono diminuiti dell’80% nell’ultimo mese”.

Per quanto riguarda le forniture dei vaccini al 28 aprile (aggiornamento ore 6.10) risultano consegnate il 29,5% delle dosi previste per il 1° semestre 2021: 22.463.020 dosi, di cui 2,2 milioni di Pfizer/BioNTech non ancora inserite nel database. “Le consegne dei vaccini stanno aumentando – spiega Cartabellotta – ma l’incremento settimanale non è costante e ancora lontano da quota 3,5 milioni di dosi, indispensabili per raggiungere il target di 500 mila somministrazioni al giorno”. Al 28 aprile (aggiornamento ore 6.10), il 22% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (13.072.472) e il 9,1% ha completato il ciclo vaccinale (n. 5.430.357), con differenze regionali che si vanno progressivamente appiattendo. Le somministrazioni, si legge nel monitoraggio, continuano gradualmente a salire, sia guardando al numero delle dosi settimanali (+10,7% negli ultimi 7 giorni), sia alla media mobile a 7 giorni , aumentata da 324.081/die (20 aprile) a 355.582/die (27 aprile). “Nonostante questo incremento – commenta Gili – il numero di vaccinazioni giornaliere non raggiunge i target definiti per la settimana 22-29 aprile dal Commissario Straordinario, documentando difficoltà organizzative in alcune Regioni nella somministrazione tempestiva delle dosi disponibili. Si conferma inoltre una netta riduzione delle inoculazioni nei giorni festivi”.

Per la copertura delle categorie prioritarie secondo Gimbe se la vaccinazione degli over 80 è ormai in dirittura di arrivo, le coperture della fascia 70-79 e, soprattutto della fascia 60-69, sono ancora limitate per avere un impatto rilevante su ricoveri e terapie intensive. Degli oltre 4,4 milioni di over 80, 2.688.321 (60,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.118.950 (25,3%) hanno ricevuto solo la prima dose. Soggetti fragili e loro caregiver: somministrate 2.627.502 dosi, su cui è impossibile effettuate ulteriori analisi, perché per questa categoria non è noto il denominatore totale e la sua distribuzione regionale, né la suddivisione tra 1a e 2a dose. Per la fascia a 70-79 anni degli oltre 5,9 milioni, 452.245 (7,6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.794.681 (46,8%) hanno ricevuto solo la prima dose (figura 10). Per la fascia 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 524.584 (7,1%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.415.535 (19,2%) hanno ricevuto solo la prima dose.

Per quanto riguarda le fasce a rischio, secondo i dati dell’Ecdc (Centro europeo di controllo per le mattie infettive), per gli over 80, pur rimanendo lontana da Paesi che hanno superato il 95% di copertura, l’Italia ha guadagnato diverse posizioni, mentre per le fasce d’età 70-79 e 60-69 anni, il nostro Paese si attesta solo al quartultimo posto. Per la fascia 70-79, se da noi il 50% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ben 19 Paesi hanno superato almeno il 60% e 8 l’80%; per la fascia 60-69 ci fermiamo a quota 22,5% con almeno una dose, mentre 14 Paesi hanno già superato il 40% e 4 il 50% (figure 9, 10, 11). “Purtroppo il vero cambio di passo nella vaccinazione delle fasce fragili – conclude Cartabellotta – è avvenuto solo a partire dalla seconda metà di marzo e l’utilizzo improprio dei vaccini durante il primo trimestre da un lato rende meno sicure le riaperture, dall’altro non ci fa ben figurare in Europa nel confronto con altri Paesi”.

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