E’ finito poco prima della mezzanotte di sabato il consiglio dei ministri durante il quale il ministro dell’Economia Daniele Franco ha presentato al resto del governo il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un appuntamento slittato per due volte e iniziato solo a tarda sera (la prima convocazione era per le 10 del mattino) a causa prima delle tensioni politiche sulla proroga del Superbonus, poi della lunga interlocuzione con Bruxelles sulle riforme, passata anche per una telefonata tra il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Dopo ore di confronto, in particolare sui piani che riguardano fisco e concorrenza ma anche sulle semplificazioni per velocizzare gli appalti, l’ex presidente della Bce ha informato i ministri di aver ottenuto “green light” da Bruxelles, ma ci sono ancora questioni – “molto marginali” – su cui la discussione continua. Nella versione finale comunque ci sono già alcune modifiche: per esempio vengono definiti i tempi per la riforma fiscale. Il governo presenterà al Parlamento entro il 31 luglio 2021 una legge delega. La “possibile revisione dell’Irpef” inoltre, stando all’ultima versione, dovrà preservare non solo la “progressività” ma anche “l’equilibrio dei conti pubblici“.

Il piano non è stato votato: prima è in calendario il passaggio alle Camere, a cui Draghi riferirà lunedì e martedì pomeriggio. Il premier, stando a quanto hanno riferito i ministri, avrebbe lasciato intendere che il testo non è blindato ma aperto a migliorie da parte del Parlamento, ma i tempi per l’invio ufficiale a Bruxelles sono quelli noti: entro il 30 aprile, venerdì prossimo. Quindi il tempo per le eventuali modifiche si riduce a poche ore. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che lo aveva già sottolineato nei giorni scorsi, oggi su Twitter scrive che “nessuno in Italia ha ancora visto il testo, nonostante il Parlamento lo debba votare martedì. Democrazia, Costituzione e sovranità popolare buttate nella discarica. Tutto normale? Ai presidenti di Senato e Camera e al Capo dello Stato sta bene così?”.

Le richieste di Bruxelles – L’Europa ha chiesto maggiore chiarezza sui modi, sulle azioni e soprattutto sui tempi: vale per il fisco dove si chiede di dettagliare l’entrata in vigore della riforma Irpef e in cosa consisterà la riforma delle aliquote, per la giustizia (serve un cronoprogramma con la percentuale di abbattimento dei tempi dei processi), per la concorrenza (vanno specificati nel dettaglio gli interventi di semplificazione). Il premier, viene spiegato, ha fornito in prima persona rassicurazioni sull’impegno del paese a dare puntuale attuazione agli obiettivi del Piano in particolare per quanto riguarda le riforme strutturali, uno dei maggiori crucci dell’Europa che teme le lungaggini italiane.

La soluzione per la proroga del Superbonus: rinvio alla manovra – Sul fronte di scontro interno, quello della maxi detrazione del 110% per gli interventi di efficientamento energetico per la cui proroga si è speso anche il leader in pectore del M5s Giuseppe Conte, la pace è arrivata attraverso una soluzione di compromesso: c’è l’impegno del ministro dell’Economia a valutare il prolungamento al 2023 a settembre con la manovra, quando il quadro sull’utilizzo dell’incentivo sarà più chiaro e si capirà anche se serviranno davvero risorse in più. Tutto dipende dall’effettivo successo della misura e dunque dal costo che va preventivato. Nel Pnrr ci sono oltre 18 miliardi, che in base alle stime attuali bastano però solo fino a fine 2022 (giugno 2023 solo per gli immobili Iacp). Al termine del cdm il Movimento ha espresso “soddisfazione“, dando per acquisito che il superbonus “avrà copertura fino al 2023”.

La Lega in cdm non ha espresso riserve, nemmeno sullo stop di quota 100 la cui sperimentazione si conclude a fine anno e che il Pnrr ufficializza non verrà rinnovata. Giancarlo Giorgetti si sarebbe limitato a soffermarsi sugli aspetti di sua competenza. E il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, avrebbe fatto un intervento apparso “collaborativo”. In compenso poco dopo la fine del cdm il leader Matteo Salvini ha fatto una diretta facebook in cui pur esprimendo sostegno al governo rilancia la battaglia contro il coprifuoco alle 22, che il governo non ha voluto modificare per non dare un segnale di totale abbandono delle restrizioni nonostante dal 26 aprile in zona gialla i ristoranti all’aperto riaprano anche la sera.

Pd: “C’è clausola di condizionalità per assunzioni di donne e giovani” – Soddisfatto anche il Pd, che rivendica quella che qualcuno ha ribattezzato norma Letta, cioè una clausola sulla condizionalità per donne e giovani. Tradotto: ciascun progetto del Recovery dovrebbe avere una ‘quota’ obbligatoria per l’assunzione di donne e giovani. In pratica nei bandi di gara ci saranno clausole dirette a “condizionare l’esecuzione dei progetti” alla loro assunzione. “Un provvedimento che nei prossimi anni potrà trasformare il mercato del lavoro e ridurre disuguaglianze e divari”, scrive su Twitter la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi. Quanto ad altre questioni più locali che nelle scorse ore avevano agitato le acque, la viceministra dell’Economia Laura Castelli domenica mattina ha assicurato che “il centro per l’intelligenza artificiale sarà a Torino, come previsto. Con le modifiche apportate ieri, infatti, il Pnrr prevede bandi per identificare le città Campioni Nazionali di R&S, ma ‘tenendo conto delle mappature precedenti’. Questo, nel rispetto di quanto deciso dal Consiglio dei Ministri del 4 settembre 2020, permette alla Città di Torino di vedere assegnato direttamente il I3A. Dunque i bandi interverranno solo dove non sono state fatte scelte precedenti”.

Il comunicato: “Soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei” – Il comunicato del cdm ricorda che “l’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del programma Next Generation EU”. Si tratta del “Dispositivo per la Ripresa e Resilienza e del Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, da impiegare nel periodo 2021-2026″. A questi fondi si aggiungono appunto quelli del React Eu più 30 miliardi di risorse nazionali a debito. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni”.

Come è noto si articola in 6 missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il governo rivendica che il piano “è in piena coerenza con i sei pilastri del Ngeu e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti “verdi” pari al 40 per cento del totale e di progetti digitali del 27 per cento. Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”.

Articolo Precedente

Riaperture, governo esclude solo i matrimoni. Intero settore vale 60 miliardi: ‘Nel 2020 perso il 90%, il via a maggio o fallisce il comparto’

next