“Aiutami che sono messo male”. Dalla Piazza Maggiore di Bologna alla Plaza Mayor di Madrid. Di qua l’homeless Angelo Rizzi, di là il miliardario ridotto con le toppe sui gomiti Florentino Perez. È giorno di elemosina per i grandi club della SuperLeague. Cappelli che si ribaltano per raccogliere banconote cadenti, mani aperte con palmo verso il cielo per raccattare qualche spicciolo, vecchie cinque lire col delfino riesumate nel salvadanaio dei nonni che potranno consentire di comprare il filo interdentale a Lionel Messi o il brillantante da dare sui capelli a Cr7.

Fate la carità ai poveri vergognosi Agnelli o Abramovich. Nemmeno Charles Dickens avrebbe potuto inventare tragedia più straziante. John Steinbeck e Frank Capra a confronto sarebbero ancora dei principianti nel raccontare l’improvviso sprofondo nella miseria più nera. I dodici più indebitati (nonché in perdita) club di calcio europeo diventano all’improvviso dei piangina da competizione modello C’è posta per te. È tempo, allora, di raccogliere le loro copiose lacrime in larghi, grossi, enormi catini di zinco per poi abbeverarsi in una rigenerativa ammucchiata di umori limacciosi. Non potendolo fare dalle parti di Sky Calcio Club, dove il conduttore Fabio Caressa al lancio di agenzia della nascita della SuperLeague si emoziona come un fanciullo delle elementari e freneticamente “si alza, si siede, si rialza e si risiede” per almeno venti minuti (variante, di svalico, la mano sinistra continuamente a ravvivare il ciuffo dopo una bella tosata dal barbiere), e non potendolo fare nemmeno alla Domenica Sportiva dove lo show è tutto per l’Eraldo Pecci da San Giovanni in Marignano che ne inventa una delle sue a bruciapelo (“il gatto deve prendere il topo, non importa se sia nero o se sia bianco”, e intanto dalla regia gli ricordano che Confucio disse “non importa di che colore sia il gatto, l’importante è che prenda i topi”, e lui sempre più in alto “scusate, ho fatto un po’ di confucione”), a impregnarsi di umida lamentazione antica degli ultimi della terra ci pensa la trasmissione El Chiringuito de jugones sul canale spagnolo Mega.

Al baretto marinaro di Josep Pedrerol, il Luca Zaia delle ramblas, là dove uno spritz vale quanto un chupito, ecco apparire Florentino Perez, il boss decaduto del Real Madrid. Un uomo disperato, che arriva in studio appoggiando le povere cose che gli sono rimaste ai bordi dell’inquadratura per non dare troppo nell’occhio e fare della sua vergognosa miseria un pugno nell’occhio per i cattivoni dell’Uefa: valigie di cartone legate con lo spago, quattro stracci arrotolati alla bell’è meglio, bastoncino da Calimero sulla spalla e tanto dolore dentro.

Pedrerol, che è uno che di brillantante per i capelli ne usa più di Zaia e CR7 messi insieme, è talmente commosso di fronte a cotanta disperata costernazione che a un certo punto deve mandare la pubblicità senza preavviso. Troppo è il dramma vissuto dal povero Florentino, uno che già nel 2009 era riuscito a pagare un giocatore di calcio 92 milioni di euro (Crotone e Monza messi insieme) e a contribuire nel far lievitare i costi perfino delle bandierine dei calci d’angolo quanto una Ferrari.

Ebbene, la puntata è durata due ore. Florentino ha potuto così ricordare quando lucidava le scarpe agli avvocati alla stazione di Puerta de Atocha, mangiava lacci di scarpe al posto degli spaghetti, rattoppava le sue scarpe rotte in punta con palle di carta di giornale. Ma il momento di reale dolore in diretta è stato quando, con la voce rotta dal pianto il povero Perez ha dovuto ricordare che “i giovani non hanno più interesse nel calcio perché ci sono troppe partite di scarsa qualità” e che riferendosi ai grandi club della diaspora la pandemia ha accelerato lo stato di miseria incombente dicendo: “Siamo tutti rovinati”. Lo studio di El Chiringuito è così stato travolto da un improvviso tsunami di lacrime, singhiozzi, pugni battuti sul petto, mea culpa mea maxima culpa, assistenti di studio sconvolti a sbattere la testa contro le telecamere, uscieri disperati con subito la mano al portafoglio per una moneta da un euro, qualche spicciolo da 20. Tutti subito uniti per una buona causa, quel crowdfunding online per Florentino, Andrea, Roman in attesa di JP Morgan (o del rilancio della Uefa) a cui potete contribuire digitando: www. no tiengo dinero oh, oh, non tengo dinero, oh, oh, oh, oh

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