Mi alzo. Mi siedo. Mi rialzo e mi risiedo. Mi alzo. Mi siedo. Mi rialzo e mi risiedo. Dopo l’Hully Draghy, a Sky Calcio Club di Fabio Caressa va in scena un nuovo frenetico ballo. Una roba che Brian&Garrison nemmeno riescono ad immaginare. Un intrico di passi che Sergio Japino ancora studia per intere giornate sbattendo disperato la testa alla sacra sbarra di Raffaella. Un quesito ginnico/funambolico che ha fatto uscire pazzo perfino Don Lurio. È lo “sgabello che scotta dance”. E Caressa ne è il suo ideatore e profeta. Mi alzo. Mi siedo. Mi rialzo e mi risiedo. Mi alzo. Mi siedo. Mi rialzo e mi risiedo. Su quel trespolo incantato, su quello sgabello bianco che fu di Alba Parietti, Don (Fabio) Caressa non riesce mai a starci. Lo vedi fin dalla prima inquadratura. Quella larga, ampia che la regia alla Spielberg offre tra le luci soffuse in entrata, quando al Club si discute con fare disinibito di entraineuse polacche e l’assistente di studio annuncia con vigore: “in ondaaa!”.

Capita ogni domenica come fosse la prima volta, ma la gang di Don Caressa viene sempre colta in fallo. E via subito fitti fitti a parlare di Pirlo e Conte mentre si cancellano veloci gli accessi a Pornhub dal tablet (fateci caso Piccinini è quello meno lesto e gli rimane spesso la pagina dei cookies aperta…). Mi alzo. Mi siedo. Mi rialzo e mi risiedo. Don (Fabio) Caressa ha come il ballo di san Vito. Irrequieto. Intrattabile. Agitatissimo. A sedere non riesce a stare. C’è Alessandro Del Piero ospite (dopo un anno? Sembrava l’altro ieri) e il conduttore sciorina subito la sua innata conoscenza terminologico concettuale: “L’epifania di Alessandro”. E si alza. Del Piero lo guarda come si guarda un koala dentro una gelateria in marzo a Torino, mentre il koala ordina un cono panna e gianduia, senza mascherina e senza essersi passato il gel alcolico sulle zampe. Don Caressa imbarazzato cerca lo spiegone. E si siede. Del Piero bofonchia due tre parole a caso facendo finta che la non conoscenza dei “paroloni” sia un merito conquistato sul campo, ma ha sempre davanti il koala, farabutto, con il cono che sbrodola e niente ffp2.

Così Don Caressa si alza e si risiede. I passi sono quelli. Una specie di primigenio fox-trot. Mi alzo. Mi siedo. Mi alzo e mi risiedo. Lancio del tema: dopo un anno di Covid ancora non ci si abitua a gestire energie e forze in campo. Don Caressa mentre lo dice si alza. Bergomi tace. Marchegiani pensa all’Hully Draghy che si è inventato un mese fa. Piccinini smanetta per cancellare i cookies di Youporn. Del Piero vede koala ovunque. Così Caressa si siede. Tempo un attimo e arriva la conta ufficiale: una gara ogni quattro giorni. Caressa si alza e si risiede. A tempo ragazzi. Mi alzo. Mi siedo. Mi alzo e mi risiedo. Rivediamo il gol di Insigne (mi alzo). “Il Napoli è ancora in silenzio stampa” (mi siedo). Vorrei domandare a Del Piero se la Juve può giocare anche senza Cristiano Ronaldo (mi alzo e mi risiedo). Marchegiani elogia la gara del Bologna contro il Napoli (mi alzo). Piccinini si informa su Barrow prima punta perché ce l’ha al Fantacalcio (mi siedo). Del Piero ricorda con Mihajlovic i tempi andati delle punizioni calciate ad occhi chiusi (mi alzo e mi risiedo, dio bono il koala!). Lo swing è sfrenato. Lo sgabello è bollente. Mi alzo. Mi siedo. Mi alzo e mi risiedo. Con una variante (serba): appena Mihajlovic alza lo sguardo verso il conduttore (non lo faceva da luglio 2020) Don Caressa si alza, si siede, si alza e si risiede. Si infila sotto al tavolo.

Articolo Precedente

Covid, un anno dopo come è cambiato il calcio: senza tifosi, con le voci dei giocatori nel silenzio, senza la liturgia laica della domenica

next
Articolo Successivo

Processo alla Juve: tecnici inadeguati e flop centrocampo a causa di 2 mercati sbagliati. Poi Ronaldo: è un vero colpo o una zavorra?

next