Ventilatori polmonari per le terapie intensive made in China “sospesi” perché “privi del marchio Ce e non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente”. Secondo quanto riferisce La Verità, è questa la decisione adottata nei giorni scorsi dalla direzione Salute e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio riguardo ai respiratori cinesi “Aeonmed Vg70” in base a una precedente nota ministeriale. Si tratta di dispositivi acquistati durante la prima fase della pandemia, quando gli ospedali stavano scoppiando a causa dell’ondata di malati e non si sapeva bene come affrontare l’emergenza. Stando alla lettera di commessa, la partita per 140 ventilatori fu firmata dall’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli il 13 marzo 2020 (non da Arcuri, perché la figura del commissario all’emergenza incaricato di tutti gli acquisti sarebbe stata istituita solo una settimana dopo).

Nelle email delle trattative, sostiene il quotidiano, si fa anche il nome di Massimo D’Alema. “Carissimi”, scrive in inglese il fornitore, “abbiamo appena ricevuto informazioni dall’onorevole D’Alema Massimo che il vostro governo acquisterà tutti i ventilatori nella lista che ho allegato a questa e-mail. E accettiamo i termini del pagamento che avete concordato. Quindi acquisteremo tutti i 416 set di ventilatori per voi il prima possibile. Grazie per la vostra fiducia in noi. Faremo del nostro meglio per servire i vostri interessi”. L’email risulta inviata dall’account silkroad_ca@163.com, riconducibile all’impresa cinese Silk road global information limited. Oggetto: “Confirmation contract“.

La Verità scrive che i destinatari della missiva, parte integrante del contratto registrato con numero di protocollo “Covid/0013734”, sono tra gli altri lo stesso Borrelli, Arcuri (in qualità di ad di Invitalia), il dirigente di Invitalia Roberto Rizzardo (che poi farà parte della struttura commissariale come responsabile degli acquisti) e un’altra dipendente della controllata del ministero dell’Economia, quella Silvia Fabrizi citata nell’inchiesta sulla famosa maxi fornitura da 801 milioni di mascherine cinesi costata 1,25 miliardi di euro. Il nome dell’ex premier non compare più nel carteggio e non è chiaro quale fosse il suo ruolo. Il caso dei respiratori è stato sollevato con un’interrogazione presentata al Consiglio regionale del Lazio dal consigliere leghista Daniele Giannini.

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