“Adesso è essenziale adottare un approccio coordinato in tutta l’Unione europea: dobbiamo parlare con una sola voce per aumentare la fiducia del pubblico nelle vaccinazioni”. A due giorni dal nuovo verdetto dell’Ema sul nesso tra il vaccino Astrazeneca e i casi rari di trombosi, l’appello all’unità della commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides è già caduto nel vuoto. Sulle regole per somministrare il siero della casa anglo-svedese, i Paesi del Vecchio continente stanno andando in ordine sparso. Se in Italia la “raccomandazione” è di destinare Astrazeneca solo agli over 60 – così come in Germania – in Francia e in Belgio l’asticella è stata fissata un po’ più in basso (55 anni). La Spagna fa caso a sé, perché ha deciso di limitare l’uso del vaccino solo a chi è nato tra il 1952 e il 1961, cioè i 60-69enni. In Polonia si tira dritto, senza introdurre limitazioni, mentre la Danimarca continua a tenere tutte le sue dosi in magazzino in attesa di nuovi studi sugli eventi avversi. Fuori dal perimetro dell’Unione c’è il Regno Unito, che per settimane ha difeso Astrazeneca ma ora ne “sconsiglia” l’uso agli under 30.

A tutto questo si aggiungono le differenze su come procedere per i giovani che hanno già ricevuto la prima dose. I governi di Berlino e Parigi hanno annunciato che per i richiami si ricorrerà a un altro vaccino, mentre Madrid sta valutando se cancellare del tutto la seconda dose, visto che già dopo la prima iniezione la copertura anti-Covid di Astrazeneca si attesta “al 70%”, o se fare come l’Italia. Il coordinatore del Cts Franco Locatelli, infatti, ha spiegato che “per ora non ci sono elementi per scoraggiare la somministrazione del richiamo“ con Astrazeneca. “Gli episodi di trombosi rare sono stati osservati solo dopo la prima iniezione, non la seconda”, ha aggiunto, anche se il numero di persone che hanno completato l’intero ciclo vaccinale per adesso è “limitato”. È questa la via suggerita dall’Ue e dall’Oms, secondo cui “non ci sono prove sull’intercambiabilità dei vaccini”. Ma non è escluso che tutto possa cambiare ancora. Ecco la mappa delle regole in vigore nei principali Paesi.

Germania, Italia e Olanda: vaccino agli over 60 – La Germania è stata la prima tra gli Stati Ue a lanciare l’allarme sugli eventi trombotici rari associati ad Astrazeneca. A fine marzo il ministro della Salute Jens Spahn aveva annunciato, con un certo anticipo rispetto al nuovo parere dell’Ema, che d’ora in poi il siero sarebbe stato limitato esclusivamente agli over 60. La stessa soglia adesso è stata adottata in Italia, in Portogallo e nei Paesi Bassi: qui pochi giorni fa il governo olandese aveva deciso di sospendere temporaneamente le iniezioni per evitare di sprecare le dosi in attesa dei nuovi risultati degli esperti, ma ora è arrivato il via libera. Sui richiami ai giovani che hanno già ricevuto la prima dose, però, non c’è la stessa sintonia: nel nostro Paese l’ordinanza firmata dal ministero della Salute prevede che per la seconda dose si andrà avanti con Astrazeneca. La Commissione permanente per il vaccino (Stiko) di Berlino, invece, sostiene che “finché non saranno disponibili nuovi dati”, si raccomanda che a queste persone “venga somministrata una dose di un vaccino a mRNA invece della seconda dose di vaccino AstraZeneca 12 settimane dopo la prima iniezione”.

In Francia e Belgio va agli over 55 – In Francia il vaccino prodotto dalla casa svedese con l’università di Oxford sarà somministrato solo agli over 55. Il limite era già stato introdotto a metà marzo ed è stato confermato dopo il pronunciamento dell’Agenzia Ue. Per quanto riguarda i richiami, il ministro alla Sanità Olivier Véran ha fatto sapere che è “del tutto logico” che i giovani in attesa della seconda dose riceveranno “un altro vaccino”. Anche in Belgio l’asticella per le somministrazioni è stata fissata a 55 anni, ma il ministero della Salute si è riservato di aggiornare la raccomandazione tra “quattro settimane“.

L’unicum della Spagna – La direzione intrapresa da Madrid rappresenta un unicum a livello europeo: gli esperti hanno suggerito al governo di limitare l’uso di Astrazeneca solo a chi ha minimo 60 e massimo 69 anni. In realtà in un primo momento il Consiglio Interterritoriale della Spagna aveva stabilito di restringere ancora di più il campo ai 60-65enni, ma poi la Commissione sanità pubblica del Ministero della salute ha alzato l’asticella di altri 4 anni. Gli spagnoli che rientrano in questa fascia d’età sono 5,3 milioni, di cui un milione ha già ricevuto la prima dose. Il grande dubbio, che gli esperti non hanno ancora risolto, riguarda i richiami. Come riporta El Pais, la prima ipotesi è quella di continuare a somministrare Astrazeneca anche ai più giovani, dal momento che le trombosi rare correlate al farmaco sono comparse tutte dopo la prima inoculazione e non dopo la seconda. Un’altra opzione, suggerita dalla direttrice dell’Agenzia spagnola per i medicinali María Jesús Lamas in tv, è quella completare il regime con Pfizer o Moderna. C’è però una terza via: non somministrare il richiamo, dal momento che stando agli studi la copertura anti-Covid fornita già solo dalla prima dose di Astrazeneca “è pari al 70%“.

In Svezia e Finlandia soglia a 65 anni – Regole ancora diverse nel Paese d’origine di Astrazeneca, cioè la Svezia. Qui l’Agenzia di sanità pubblica ha deciso che il vaccino potrà essere utilizzato per proteggere solo gli over 65, proprio come la Finlandia. Sul sito web dell’ente si legge che il vaccino “fornisce un’ottima protezione contro il Covid grave” e la valutazione complessiva a cui è arrivata l’Ema ha fatto sì che “la sospensione temporanea dell’uso” introdotta a metà marzo potesse essere revocata per questa fascia d’età. Al momento non è stata fornita alcuna comunicazione sui richiami.

Il Regno Unito e il “consiglio” agli under 30 – Il cambio di programma più inatteso su Astrazeneca è quello del Regno Unito, dove a marzo il governo aveva difeso strenuamente il siero mentre i Paesi europei si stavano affidando all’Ema per capire qualcosa di più sulle trombosi rare. Ora però su 20 milioni di inglesi vaccinati i casi di questi eventi avversi sono saliti a 76, di cui 19 fatali. La Mhra, l’autorità britannica del farmaco, ha quindi deciso di “consigliare” un vaccino diverso, Pfizer o Moderna, alle persone con meno di 30 anni. Nel rapporto si legge inoltre che “a scopo precauzionale, la somministrazione del vaccino Covid AstraZeneca a persone di qualsiasi età che sono a maggior rischio di coaguli di sangue a causa delle loro condizioni mediche deve essere presa in considerazione solo se i benefici della protezione dall’infezione da Covid superano i potenziali rischi. Chiunque abbia manifestato coaguli cerebrali o altri coaguli sanguigni dopo la prima dose di vaccino AstraZeneca non deve ricevere la seconda dose“. Chiunque non abbia avuto questi effetti collaterali, invece, potrà avere anche il richiamo.

Il caso Grecia – La soglia dei 30 anni è la stessa che è stata fissata in Grecia dal Comitato nazionale per le vaccinazioni. Nel suo parere, l’ente di Atene scrive che “il rischio di malattia grave e morte da Covid-19 è superiore in modo schiacciante rispetto al rischio di trombocitopenia dopo la vaccinazione, specialmente” tra i più giovani. Per questo motivo, alla luce dei “dati disponibili” si raccomanda “la continuazione del programma di vaccinazione con qualsiasi vaccino disponibile, incluso il vaccino AstraZeneca, a soggetti di età pari o superiore a 30 anni”.

La Polonia tira dritto: “Il vaccino è sicuro” – In Ue ci sono anche Paesi che non hanno introdotto alcun limite ad Astrazeneca e non hanno intenzione di farlo adesso. È il caso ad esempio della Polonia: il portavoce del ministero della Salute, Wojciech Andrusiewicz, giovedì ha dichiarato che “il vaccino è molto efficace e sicuro e in tutto il Paese non c’è stato alcun decesso confermato dopo l’inoculazione”. La campagna di massa può quindi andare avanti, così come in Bulgaria (anche se con “cautele” per le donne under 60), a Malta e in Croazia. In una riunione di gabinetto successiva al parere Ema, il ministro della Salute croato Vili Beroš ha spiegato che per ora non ci sono motivi per sospenderne l’uso, anche se si è detto “preoccupato” per il rischio defezioni tra i cittadini, attualmente stimato al “25-35%”.

Danimarca e Norvegia, lo stop ad Astrazeneca continua – Di tutt’altro avviso rispetto a Polonia e Croazia sono Norvegia e Danimarca, tra i Paesi più cauti nelle vaccinazioni anti-Covid. L’Autorità sanitaria danese ha infatti deciso di prolungare lo stop totale ad Astrazeneca in attesa degli studi che gli esperti locali stanno conducendo sui casi sospetti. “Prevediamo di fare un nuovo annuncio la prossima settimana in base alle conoscenze che avremo acquisito”, ha annunciato il direttore dell’Agenzia Søren Brostrøm., rivendicando inoltre di aver fatto bene lo scorso mese a “sospendere il vaccino” alla luce delle conclusioni a cui è arrivata l’Ema sul nesso causale tra il siero e le trombosi rare. In Norvegia, invece, la deadline fissata dall’Istituto nazionale di sanità pubblica è fissata al 15 aprile, quando gli esperti potrebbero fornire nuove indicazioni per la somministrazione.

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