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Ares Gate, spunta una lettera di Teodosio Losito: “La verità è che la banca ha assorbito tutti i soldi, sono corroso dai sensi di colpa”

La lettera è emersa nella causa civile in corso per stabilire a chi spettano i 300mila euro della polizza vita accesa da Losito nel 2014. La missiva potrebbe essere acquisita anche nell'inchiesta in corso per istigazione al suicidio sulla quale indaga il pm Carlo Villani

di Francesco Canino

“La verità è che la banca ha assorbito tutti i soldi del conto Ares attraverso le rate vecchie in sospeso”. Spunta una nuova lettera e si complica ancora di più l’inchiesta sulla morte dello sceneggiatore Teodosio Losito, trovato suicida l’8 gennaio del 2019, sulla quale indaga il pm Carlo Villani seguendo l’ipotesi dell’istigazione al suicidio, tesi che è stata lanciata durante il Grande Fratello Vip dall’attrice Adua Del Vesco, ascoltata pochi giorni fa in procura, a Roma. Il documento, depositato durante la causa civile per stabile a chi spettino i 300mila euro della polizza vita di Losito, accesa nel 2014, potrebbe essere acquisito anche per il filone d’inchiesta seguito da Villani.

La vicenda è complicata. Accanto all’inchiesta per il suicidio è in corso una causa civile, appunto, legata alla polizza vita da 300mila euro contesa tra Alberto Tarallo, il produttore della Ares per vent’anni compagno di vita di Losito, e Giuseppe Losito, fratello dello sceneggiatore. I piani ormai s’intrecciano e il quadro si fa sempre più complicato: mentre davanti al pubblico ministero continua la sfilata dei testimoni vip, da Gabriel Garko ad Eva Grimaldi (in veste di persone informate sui fatti), sono emersi nuovi dettagli sul ritrovamento del corpo dello sceneggiatore, su un prezioso rubino e un Rolex spariti e, ultima novità, una lettera datata 18 dicembre 2018 scritta da Losito e indirizzata a Tarallo.

“Alberto, sono corroso dai sensi di colpa, ieri ti ho mentito. Forse il rifiuto della realtà, la paura di ciò che è diventato ingestibile, il non volerti dare un pugno nello stomaco. La verità è che la banca ha assorbito tutti i soldi del conto Ares attraverso le rate vecchie in sospeso”, scriveva il produttore venti giorni prima di togliersi la vita impiccandosi ad un termosifone nella villa di Zagarolo. E poi ancora: “Lunedì scorso ho tentato di togliermi la vita, ma sono stato fermato, troverai i segni sul mio braccio destro. Dentro però ho sentito come se fosse stata un rimandare, mi vergogno troppo per sopravvivere a questa disfatta. Ti chiedo perdono per questa mia scelta, non hai colpe. Ricorda di me ciò che abbiamo condiviso, il mio amore, il nostro amore, è lì che dimora la verità. Teo”. Una lettera intensa, due pagine e venti righe in totale, che fanno intravedere sullo sfondo gli intrecci tra la depressione di cui Losito soffriva dalla morte della madre – confermata a Ilfattoquotidiano.it da una cara amica dello sceneggiatore, che chiede di restare anonima – e i problemi economici scaturiti con la Ares Film (che da tempo aveva fermato le produzioni), poi fallita per 1,5 milioni di euro di debiti. Ma proprio questa lettera potrebbe essere sottoposta dal pm Villani a perizia calligrafica: secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, infatti, Giuseppe Losito sarebbe convinto che la scrittura non sia quella del fratello ma sia stata imitata. Da chi? E per quale motivo? Le domande e i misteri sono tanti e tutti da chiarire.

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