Il prossimo 31 marzo in Brasile potranno legalmente tenersi commemorazioni dell’evento considerato dal governo Bolsonaro come “pietra miliare della democrazia brasiliana”: il colpo di stato militare che cancellò i diritti democratici fino al 1985. La Corte di appello federale (Trf 5a Regione) ha infatti accolto un ricorso del governo in cui si rivendicava il mantenimento della validità di una circolare del ministero della Difesa dello scorso anno in cui il ministro Fernando Azevedo e Silva istituiva quella del 31 marzo come giornata commemorativa del golpe del ‘64. Per il giudice di secondo grado Rogerio Fialho Moreira “la pubblicazione non offende i postulati dello stato di diritto democratico né i valori costituzionali della separazione dei poteri o della libertà”. In base a questa valutazione è stata annullata un’ingiunzione del giudice di primo grado che aveva dichiarato illegale la circolare accogliendo una causa popolare presentata dal deputato federale Natalia Bonavides.

La circolare del ministro Azevedo era stata diffusa su ordine del presidente Jair Bolsonaro che aveva determinato che in tutte le caserme del Paese si tenessero cerimonie, onori alla bandiera e conferenze tematiche per presentare la verità del governo sulla dittatura. Nella circolare si sosteneva infatti che “il Paese aveva reagito con determinazione alle minacce all’integrità dello Stato in quel momento” e che “la comprensione dei fatti storici ha senso solo se apprezzati nel contesto in cui sono inseriti”, affermava il testo in cui veniva citato il contesto della Guerra Fredda. Nella revisione degli eventi da parte di Azevedo “la società brasiliana, gli imprenditori e la stampa hanno compreso le minacce di quel momento, si sono alleati e hanno reagito”, mentre le forze armate si sono assunte “l’onere” di salvare il Paese “nonostante la prevedibile fatica”.

Il colpo di stato del 1964 diede inizio alla dittatura militare che durò fino al 1985. Nel corso della quale fu sistematizzata la tortura e l’omicidio come strumento di lotta contro un presunto nemico interno e contro ogni forma di dissidenza. In particolare, l’Atto istituzionale 5 (AI5) firmato la notte del 13 dicembre 1968 fu una delle principali misure repressive della giunta. Tra le conseguenze dell’IA-5 ci furono la chiusura del Parlamento, il ritiro dei diritti e delle garanzie costituzionali, la persecuzione di giornalisti e militanti anti-regime. Nell’ambito dell’AI5 tre giudici costituzionali furono allontanati dalla Corte Suprema (Stf) e messi sotto stato d’accusa dai militari.

Per questo motivo la deputata Natália Bonavides, di fronte alla decisione della Corte di appello, ha dichiarato che farà ricorso davanti alla Corte Suprema (tribunale di ultima istanza della giustizia federale). “È una decisione assurda e fa male alla Costituzione. È un diritto che non esiste per il governo quello di celebrare un colpo di stato che ha istituito una dittatura che ha ucciso, torturato, violentato e nascosto cadaveri”, afferma la parlamentare sottolineando che è inaccettabile che il governo utilizzi la macchina pubblica per commemorare un’atrocità. La deputata ha inoltre annunciato che porterà il caso anche davanti alla Corte interamericana dei diritti umani.

Per anni è stata tradizione dei militari commemorare la presa del potere nel chiuso delle caserme. Liturgia interrotta nel 2011 per disposizione della presidentessa Dilma Rousseff, ex guerrigliera arrestata nel 1970 e torturata nel corso dei tre anni di prigionia. Il Brasile, a differenza di molti Paesi, non ha affrontato un vero processo di giustizia transizionale dopo il passaggio dalla dittatura alla democrazia. L’unico tentativo di istituzione di una commissione di verità, voluta da Rousseff, per investigare le atrocità della dittatura generò vive contestazioni da parte dei militari. Il processo di impeachment, chiuse la questione.

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