“Ciao Andrea”. “Ciao Aurelio”. “Senti, che ne dici se invece di giocare la settimana prossima ci rivediamo dopo Pasqua?”. “Sì, ottima idea, allora avviso Paolo, grazie”. Dev’essere andata più o meno così la conversazione con cui Agnelli e De Laurentiis si sono accordati per rinviare l’ennesima volta Juventus-Napoli. Come al torneo della parrocchia. Solo siamo in Serie A, e la Lega è quella del presidente Dal Pino. Juve-Napoli prima era una vergogna, ormai è quasi una barzelletta: una partita in cui si disputa prima il ritorno dell’andata. E che a distanza di cinque mesi i dirigenti pensano ancora a rinviare invece che giocare. Dopo la figuraccia in mondovisione di ottobre (Juventus in campo che annuncia la formazione, Napoli in hotel in quarantena per Covid), dopo le sentenze dei tribunali Figc e il ribaltone del Collegio di garanzia del Coni, dopo il rebus del calendario intasato e i dirigenti disperati per trovare una data, il problema pareva risolto: con l’uscita degli azzurri in Europa League, a fine febbraio il recupero era stato fissato per il 17 marzo. Finalmente si gioca. Anzi no.

Dopo l’eliminazione della Juve in Champions che ha liberato ulteriore spazio in calendario, i due presidenti si sono sentiti privatamente e hanno concordato di rinviare ulteriormente la gara al 7 aprile. Tutti felici e contenti: il Napoli, che evita il trittico terribile MilanJuveRoma in sette giorni; la Juventus, che preferiva avere un po’ più di tempo per metabolizzare la figuraccia con il Porto, ed arrivare alla sfida che deciderà la sua stagione con più serenità. Un gentlemen agreement, si dice in questi casi, avallato dalla Lega Calcio. Solo che di gentile in questo caso c’è ben poco, e l’accordo (privato) è in realtà un danno per il campionato. Qualcuno infatti ha protestato. La Roma, che ha scritto una lettera di fuoco contro la Lega, lamentandosi del fatto che così il Napoli arriverà più riposato alla sfida di domenica prossima (i giallorossi giovedì hanno l’Europa League), chiedendo indirettamente il rinvio pure di quella gara. Una richiesta ridicola, subito scartata dalla Lega. Però il principio era lo stesso e fa capire perché assecondare Juve e Napoli è stato un grave errore: si continua a ragionare in base all’interesse dei singoli e non della collettività.

Partendo dal presupposto che la Lega può disporre la variazione di una gara in seguito alla richiesta di una o entrambe le squadre, e che piccoli aggiustamenti avvengono di frequente, non è questo il caso. Qui parliamo di una partita che già rappresenta una vergogna per la Serie A, per il teatrino indegno andato in scena tra Asl, Lega e tribunali vari. I protagonisti più o meno involontari di quella vicenda dovrebbero fare a gara oggi per recuperare prima possibile il match, se non per cancellare la macchia (è indelebile), almeno per provare a metterci una toppa. Invece Agnelli e De Laurentiis pensano al loro orticello. Non ci fanno una gran figura, ma la vera colpa è della Lega. I presidenti si saranno pure messi d’accordo, ma Juve-Napoli non è un affare privato fra di loro. C’è di mezzo un intero campionato, che da mesi è ostaggio di questa gara. Lo scudetto, praticamente dipende da quel risultato, perché se la Juve non vince i 9 punti di svantaggio dall’Inter di Conte diventano davvero tanti. Per la Champions, ci sono in corsa sei squadre per tre posti, e tutti aspettano con trepidazione per capire la loro reale posizione in classifica.

Il rinvio è un’enorme mancanza di rispetto. Nei confronti del campionato e di tutti i suoi tifosi. La Lega ha fatto l’interesse dei presidenti invece che fare quello della Serie A, per cui è nata. E nel caso specifico è che Juve-Napoli si giochi subito: alla prima data utile, non quando vogliono loro. È una regola che probabilmente dovrebbe valere sempre, per evitare discussioni e favoritismi. Invece per Juve-Napoli, la gara che decide la stagione, dopo aver aspettato 5 mesi, dovremo aspettare altre tre settimane. Tanto che fretta c’è. La Serie A non è mica una cosa seria.

Twitter: @lVendemiale

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