“Superati i 100.000 decessi”: la consuetudine quotidiana con i bollettini dei tg ha ridotto o aumentato la rimozione ‘moderna’ della Morte? Forse l’”invisibilità” delle vittime di Covid l’ha resa ancora più grande. Così almeno parrebbe guardando alle periodiche esplosioni della “movida” alcoolica o di quella negazionista.

Di fatto l’offensiva della Grande Falciatrice pone ancora con più forza il problema dei riti funebri, specie per chi non è credente. La “sala del commiato” al Cimitero Monumentale è una delle istituzioni che fanno di Milano una città di livello europeo. Ho chiesto a Lucia, 87 anni, pubblicitaria di rango e oggi pensionata, di ricordare il rito laico che aveva organizzato, tre anni fa, per Riccardo il suo compagno. “E’ un ricordo molto bello, che mi aiuta – racconta – che mi ha lasciato la soddisfazione di qualcosa di ben fatto, al di là del dolore inevitabile. Riccardo aveva 97 anni, la sua vita la doveva salutare e sono certa che sia molto contento che sia stata salutata così. Nessuno di noi è religioso, ma abbiamo sempre partecipato ai funerali religiosi degli amici. La ‘sala del commiato’ mi è stata indicata dall’agenzia di pompe funebri. E’ del Comune ed è gratuita, ma pochi lo sanno. Ho organizzato io la cerimonia secondo quelli che immaginavo sarebbero stati i gusti di Riccardo e secondo la mia disponibilità a “comportami bene”, cioè a non fare un ‘necrologio’, ma un saluto affettuoso, nonostante l’emozione. Eravamo tra amici. Le due ragazze che suonavano il flauto erano entrambe figlie di amici. Avrei preferito Mozart, ma loro avevano pronti dei brani di Teleman che sono andati bene lo stesso. Antonietta, un’amica, ha letto alcune poesie care a me e anche a Riccardo. Ci tenevo ad avere musica, poesia e parole e che tutto questo fosse breve (non era facilissimo per me salutare Riccardo…) Le sue ceneri sono state raccolte in un’urna di sale rosa dell’Himalaya che si scioglie a contatto con l’acqua e insieme a mio figlio le abbiamo disperse, col permesso della Capitaneria, al largo di San Fruttuoso. Il barcaiolo mi ha raccontato di un signore che, sepolta la moglie nello stesso modo, è diventato suo amico e ogni anno anni torna con lui in mare a salutarla, condividendo la focaccia e una bottiglia di prosecco”.

Francesca Marzadori è un’esponente dell’Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Savona. Le chiedo un’impressione su questa storia. “Dell’esperienza di Lucia – dice – mi colpisce la lucidità e la vicinanza alla sensibilità delle generazioni più giovani. Le persone anziane di solito si adeguano alla consuetudine della messa per i defunti, anche quando non sono più credenti. Per questo noi consigliamo di formalizzare l’allontanamento dalla chiesa con una accomandata alla parrocchia dove si è stati battezzati. Non è una formalità perché spesso i preti si arrogano il diritto di consigliare alla famiglia una messa per il defunto, solo perché risulta battezzato e magari si era allontanato dalla chiesa da decenni”.

Rosanna Lavagna (presidente provinciale dell’Uaar) è una ‘celebrante laica’ e racconta di essere chiamata, sia da singoli che da agenzie di pompe funebri, per i riti di commiato. Mi parla di una donna, disperata per la perdita del compagno, che per il lockdown ha potuto celebrarlo solo molti mesi dopo la morte, ma il problema è che Savona, a differenza di Milano, non ha mai avuto una “sala del commiato”. L’Uaar aveva chiesto alla giunta precedente (centrosinistra) di istituirla, ma i lavori di ripristino del cimitero avevano reso la cosa impossibile per due interi mandati, così Rosanna è tornata alla carica con la nuova giunta (centrodestra) e con l’assessore ai lavori pubblici Pietro Santi.

Nell’arco della destra ligure, Santi ha inaugurato una linea di ‘populismo gentile’, che ha suscitato simpatie anche a sinistra e contrasta col sovranismo ‘truce’ di chi metterebbe nel forno un figlio gay o di chi nega la cittadinanza ai bimbi stranieri nati in Liguria. Interrogato sul tema risponde: “Credo che il problema si possa superare tranquillamente con la costruzione del nuovo forno crematorio che sarà pronto entro l’anno. Il progetto prevede una saletta per i funerali laici. Quando siamo arrivati noi, ci siam trovati con un deficit di oltre 15 milioni di euro e con un buco analogo con l’azienda per la nettezza urbana. Certe cose non si potevano fare. Abbiamo fatto un progetto di finanza ed ora, entro il mandato, Savona avrà il suo forno crematorio”.

Gli chiedo se, nell’attesa, sia possibile, come chiede l’Uaar, trovare in centro, anche in forma provvisoria, una sala multifunzione per cerimonie laiche ma aperta anche ad altre religioni. “La richiesta di un locale in centro non ci è mai pervenuta – risponde Santi – attualmente il comune non ha locali a disposizione. Penso che il luogo ideale sia il cimitero. Consideri che accanto ai caduti del 15-18 c’è un sito che si chiama ‘posaferetri’ , con una struttura di tubi innocenti sui quali vengono accatastate le bare in attesa della cremazione o della sepoltura. Non è il massimo, me ne rendo conto, ma chi non va in chiesa di solito si riunisce lì”.

“Purtroppo – dice Rosanna Lavagna – è un luogo terribile, squallido, sporco. Non c’è la possibilità di mettere un filo di musica. Non c’è neanche una sedia e a volte sono presenti degli anziani. Ricordo che mentre celebravo un defunto c’era una bara che perdeva liquami, con odore terribile”.

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