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Sanremo 2021, Willie Peyote a FqMagazine: “Canto la crisi dello spettacolo, Franceschini? Stupito Draghi lo abbia riconfermato”

“Mai dire mai (La Locura)” è il brano che il rapper e cantautore Willie Peyote presenta all'Ariston. “Ad aprire la mia canzone una citazione tratta dalla serie Boris” che tutti conoscono come il monologo della Locura: 'Questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette mentre fuori c’è la morte'”, spiega

di Andrea Conti

L’unico testo marcatamente socio-politico, un caso?
Mi sembrava giusto portare sul palco dell’Ariston un tema a cui tengo moltissimo. Altri anni mi hanno chiesto di partecipare ma stavolta avevo l’urgenza di trattare di questi temi. Quando ho presentato il brano era un ‘prendere così senza possibilità di cambiamenti’, ho trovato un grande entusiasmo dall’altra parte con mio sommo stupore. Non lavoriamo da un anno e ho amici e colleghi che ormai fanno altri lavori, c’è anche chi lavora al supermercato, fanno altro. Ingiusto non accendere la luce su questa situazione.

Sei l’unico ad accendere la luce sulla crisi dello spettacolo. Era questo il tuo obiettivo?
Sono qui per ribadire che non ha senso fare uno show solo sulla musica, ignorando la crisi dello spettacolo. È ingiusto far finta di niente per come la vedo io ma capisco anche il punto di vista contrario. Mi sono vagamente ispirato a Ricky Gervais che durante la conduzione dei Golden Globes ha preso in giro con ironia attori e case cinematografiche. Insomma non parlare dell’elefante nella stanza sarebbe stato prendersi in giro

Qualcuno si è sentito offeso?
Sia chiaro che le battute contenute nella canzone non sono contro i miei colleghi ma su come il pubblico si pone nei confronti della musica e percepisce la musica. I miei colleghi sono liberi di fare quello che vogliono

Franceschini prima ha detto di essere contrario ai figuranti in sala all’Ariston e poi ha convocato il CTS per un protocollo urgente per riaperture teatri. Che ne pensi?
Mi ha colpito il tweet di Franceschini perché in quel momento c’era una crisi in atto e formalmente non era il ministro di niente. Il governo stava mandando in vacca i discorsi fatti. Mi stupisco che Draghi me l’abbia riconfermato quando ci si aspettava il cambio di rotta. C’è stata una confusione da parte di tutti e tutti navigano a vista su diversi punti di vista a iniziare dalla campagna vaccinale. Ci si è persi in discussioni futili: pubblico sì e no non vuol dire nulla, parliamo piuttosto del ‘come’. Ci si è persi, come accade in questi momenti, in beghe di cortile.

Tu canti: “Le major ti fanno un contratto se azzecchi il balletto e fai boom su tiktok”. Ma i social possono rappresentare un canale per i giovani per esprimersi?
Io non ce l’ho con Tiktok e nemmeno con i ragazzini. Sono un boomer ho fatto la gavetta e ho preso porte in faccia. Se i ragazzini di oggi se prendono un disco di platino sono felicissimo per loro, quello che mi preoccupa è la gestione del momento delle discografiche che cavalcano l’onda senza costruire un progetto su di loro, facendoli così crescere.

Nella serata delle cover duetti con Samuele Bersani in “Giudizi Universali”. Volevi spiazzare?
Per una sera mi prenderò una pausa dal fare il ‘grillo parlante’ per lasciare spazio alle emozioni con quello che per me è un capolavoro della musica. Mi sono fatto un regalo e ho chiesto a Samuele di accompagnarmi. Farò tutto quello che vorrà lui.

Hai paura?
Sì ho paura di essere a dato in pasto a gente che non mi conosce. Ho paura che nessuna possa prendersi un po’ di tempo per capire chi hai di fronte. Ma è una cosa che ho già messo in conto.

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