“Penso che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi”: il ministro della Cultura, Dario Franceschini, confermato da Mario Draghi nel suo governo, preme per arrivare alla “riapertura di tutti i luoghi della cultura“. Ad oggi, “teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo”, ricorda lo stesso Franceschini nella sua intervista al Corriere della Sera, ma a suo parere “siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire”. La richiesta arriva nel giorno in cui il governo è riunito per approvare il nuovo decreto Covid, un primo provvedimento necessario per contrastare le varianti del Covid, specie dopo l’allarme lanciato dall’Istituto superiore di sanità sulla necessità di rafforzare le restrizioni per evitare che gli ospedali tornino a riempirsi.
“L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili“, aggiunge il ministro, spiegando che ha chiesto al Comitato tecnico-scientifico “un incontro urgente per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie”. Potrebbero essere “i biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2. Mi confronterò poi collegialmente col governo” e “col Cts per individuare tempi e modalità”, prosegue Franceschini.
La chiusura di teatri, cinema e sale da musica “è stata un dolore, ma inevitabile. Abbiamo cercato di accompagnare con misure straordinarie il sostegno a imprese e lavoratori del settore”, spiega il ministro. Interventi che “sto riproponendo in modo consistente per il nuovo decreto Ristori“. Poi, con la riapertura dei musei nelle zone gialle si è già dato “un segnale preciso di ottimismo guardando al futuro della cultura”. Nel governo, aggiunge Franceschini, “sentiamo tutti sulle spalle la grande responsabilità di portare il Paese fuori da questa crisi, di aiutare le famiglie e le imprese, di superare la pandemia e di organizzare al meglio la campagna di vaccinazione al di là del colore politico al quale rimaniamo fedeli. Quindi sono certo che ce la faremo“.
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