Oggi è il primo giorno senza Klubradio, una delle poche voci dissidenti tra i media ungheresi, dopo la decisione del tribunale di respingere il ricorso in appello dell’emittente per mantenere la licenza dopo che l’Autorità Nmhh l’ha accusata di aver “violato le regole”. Ma in soccorso dell’emittente critica nei confronti del governo di Viktor Orban è arrivata anche l’Unione europea chiedendo a Budapest di consentire le trasmissioni della nota emittente che, negli ultimi anni, proprio a causa di alcune limitazioni già imposte trasmetteva solo nell’area della capitale.

“Quando l’Ungheria applica le norme Ue sulle frequenze dovrebbe rispettare la Carta dei diritti fondamentali che include la libertà di espressione, informazione e di impresa“, ha detto Christian Wigand, uno dei portavoce della Commissione europea. Da Palazzo Berlaymont, ha poi aggiunto, è partita la richiesta “via lettera” che le frequenze sospese “con motivazioni giuridiche molto discutibili” da Budapest “possano continuare a essere utilizzate”, evitando “danni irreparabili al padrone delle frequenze”.

Intanto, alla mezzanotte del 14 febbraio ci sono stati i saluti finali dell’emittente ai propri radioascoltatori, visto che dal 15 febbraio è ufficialmente scaduta la licenza per la trasmissione che, al momento, sarà possibile solo sul web. Ed è proprio sulla piattaforma online della radio che il direttore e proprietario, Andras Arato, ha deciso in segno di protesta di trasmettere l’Inno alla Gioia, che è anche l’inno ufficiale dell’Unione europea. Poco prima di cessare le trasmissioni, Arato ha salutato gli ascoltatori esprimendo la sua rabbia contro Orban per la decisione di silenziare la radio e la redazione ha scandito con un conto alla rovescia degli ultimi secondi di vita delle trasmissioni sul canale analogico. Poi il silenzio, ma per poco. Mezz’ora dopo è stato inviato un messaggio sul gruppo Facebook creato per l’occasione: “Il lavoro continua, non è la fine ma solo un cambiamento”.

La stazione radio aveva ricevuto la notizia sul mancato rinnovo della licenza a settembre, decisione sulla quale aveva deciso di ricorrere in appello. Ma non è la prima volta che una delle ultime emittenti critiche nei confronti del primo ministro Orban viene colpita dalle decisioni dell’Autorità. Qualche anno fa aveva già perso le sue licenze radiofoniche nazionali e ha dovuto combattere una serie di battaglie legali per rimanere in onda nella sola area di Budapest, operando con licenze a breve termine che hanno reso difficile attirare gli inserzionisti pubblicitari. Decisioni che Arato, già all’epoca, aveva però definito ingiustificate: “Se avessimo infranto una legge importante avrebbero imposto gravi sanzioni, ma non l’hanno fatto”.

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