Sulla base dei dati del monitoraggio della Cabina di Regia riunitasi dopo la la rettifica dei dati da parte della Puglia, il ministro della Salute, Roberto Speranza, firmerà un’ordinanza in serata che sarà in vigore a partire dall’11 febbraio. In Puglia gli attualmente positivi al Covid-19 calano sotto quota 50mila, per la precisione oggi sono 48.560. Non accadeva da due mesi. Un primo segnale di discesa della curva epidemiologica che è confermata dai dati giornalieri: su 9.692 tamponi eseguiti oggi, i contagi rilevati sono 681, un rapporto del 7,3%, due punti percentuali in meno rispetto alla media della settimana scorsa. Resta alto, invece, il numero dei decessi, solo oggi sono morte 41 persone.

I nuovi casi sono così distribuiti: 205 in provincia di Bari, 168 in provincia di Taranto, 129 in provincia di Foggia, 67 in provincia di Lecce, 66 nella provincia Bat,57 in provincia di Brindisi e un caso di provincia di residenza non nota. 12 casi di residenti fuori regione sono stati riclassificati ed attribuiti. Delle 41 vittime, 11 sono in provincia di Bari, 10 in provincia di Lecce, 9 in provincia di Foggia, 6 in provincia di Taranto, 3 in provincia Bat, uno in provincia di Brindisi e uno residente fuori regione.

Con questi dati e con la nota di aggiornamento dei posti letto di terapia intensiva disponibili inviata dal dipartimento Salute al ministero, la Puglia andrà quindi in zona gialla. Il dipartimento ha inserito nella propria rete ospedaliera circa 130 posti di Intensiva attivati da fine novembre ad oggi dalla Protezione civile. Si tratta di reparti provvisori realizzati nel corso degli ultimi 2-3 mesi, un aumento dei posti disponibili che fa, quindi, passare la Puglia da “rischio alto” a “rischio medio”.

Intanto, la Regione lima gli ultimi dettagli della “fase 2” della campagna vaccinale, da giovedì inizieranno le prenotazioni per gli over 80 ma i medici di famiglia protestano per il mancato coinvolgimento nell’organizzazione: “La Regione – critica Donato Monopoli, segretario regionale del sindaco Fimmg – mette in piedi un modello territoriale alternativo, tutto da rodare, che non prende in considerazione la medicina di famiglia e prevede che i pazienti debbano prenotarsi attraverso canali alternativi. Pazienti anziani allettati o in assistenza domiciliare riceveranno una chiamata da un dipendente della Asl, per loro un perfetto sconosciuto, che gli chiederà di farsi vaccinare. Siamo perplessi rispetto all’efficacia di una campagna vaccinale organizzata in questo modo, perché il coinvolgimento degli operatori della medicina generale costituisce un passaggio fondamentale e imprescindibile per raggiungere gli obiettivi”.

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