Questa mattina mi sono svegliato con un grillo per la testa, un grillo proprio come quello inventato da Collodi per suggerire a Pinocchio le cose buone da fare in un tempo in cui anche nella nostra bellissima terra di Toscana c’era ancora gente che moriva di fame. Ma stavolta il Grillo saggio del 2021, quello che ha creato il Movimento capace di diffondere nella politica italiana lo stesso messaggio, era arrivato allo stesso punto in cui era arrivato quello di Collodi, e poteva ancora dare a tutti (politici ed elettori in questo caso) quello stesso messaggio, indispensabile a indicare il percorso buono che tutti i politici devono seguire per fare le cose giuste.

Già molti altri politici, filosofi e pensatori hanno fatto questo, creando un sistema di potere definito “Democrazia” che ha permesso nei secoli, con molti alti e bassi, di raggiungere nel ventunesimo secolo un livello già buono e accettabile per i popoli che lo hanno adottato. Ma è sempre in pericolo di venire rovesciato da chi vede altri interessi più “urgenti” da inseguire e realizzare.

L’incontro odierno dei 5 Stelle con Draghi trova proprio la creatura del Grillo saggio 2021 a questo bivio. La favola a cui molti cittadini avevano creduto fino a pochi anni fa e che aveva consentito di riempire il Parlamento Italiano di centinaia di volenterosi politici, armati più di buone intenzioni (i molti) che di adeguata preparazione al complesso compito cui erano chiamati, ha già conosciuto la necessità di confrontarsi col realismo cui la politica e i diversi interessi in gioco obbligano sempre a misurarsi. E oggi è arrivato il giorno in cui si presenta un bivio che costringe a scegliere quale strada prendere.

La strada cui Renzi ha costretto tutti i politici italiani mettendo in discussione quasi tutte le riforme che il Grillo buono aveva suggerito (e i pinocchietti dei 5 stelle hanno realizzato), oppure l’altra strada delle grandi parole (e dei piccoli ricattini) che voleva ricondurre ai soliti grandi interessi spesso invisibili al popolo.

Tra questi grandi interessi c’è certamente anche quello delle riforme nella Giustizia cui solo i “pinocchietti” di Grillo hanno dimostrato interesse, ma che invece è proprio la riforma chiave che può consentire alla Democrazia di sopravvivere. Non è ormai un segreto per nessuno che il nostro Parlamento, a furia di leggi elettorali indecenti, si è riempito di gente che con la Democrazia (con la D maiuscola) ha nulla da spartire.

Ecco dunque arrivata l’occasione per dimostrare a tutti cosa vuole veramente il Movimento 5 Stelle, una Giustizia vera, che ripulisca il Parlamento da queste scorie e una linea che metta veramente il popolo, non il populismo, in vetta ai pensieri e ai lavori dei politici.

Nel confronto con Draghi è quindi questo il “paletto” principale che il M5S dovrebbe difendere: il Ministero della Giustizia. Simbolica più che pratica, questa battaglia è l’unica che può identificare il Movimento e i suoi “grillini” assolutamente diversi da tutti gli altri. E anche gli elettori se ne ricorderanno.

Il Movimento deve piantare questo paletto e difenderlo fino in fondo: o si va in direzione di questo risanamento (probabile causa principale delle richieste di Renzi) o si va al voto dove saranno gli elettori a scegliere.
Non è uno sgarbo a Draghi è un inchino alla Democrazia.

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