La possibile svolta sui monoclonali rinviata di 24 ore. Il via libera da parte Aifa all’uso in emergenza, come ha già fatto la Germania, potrebbe arrivare mercoledì, quando l’Agenzia del farmaco incontrerà le aziende e poi la Commissione tecnico scientifica “si esprimerà sulle modalità di utilizzo” nel sistema sanitario nazionale. La Cts straordinaria convocata questa mattina ha esaminato i dati disponibili sui monoclonali. E le parole del direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini vanno verso un’autorizzazione: “Sono dati promettenti, ma non conclusivi. Domani avremo un’audizione delle ditte per condividere dati non ancora pubblicati di notevole interesse come approfondimento e faremo una valutazione“, ha spiegato. Dopo l’incontro, si esprimerà di nuovo la Commissione. “Si potranno così stabilire – ha precisato Magrini – le categorie di pazienti per cui sono indicati e utilizzabili gli anticorpi monoclonali“.

L’Aifa autorizzerebbe l’uso in emergenza avvalendosi della legge 219/2006 già utilizzata nel 2015 per l’Ebola. Gli anticorpi sarebbero così subito disponibili, dopo mesi di inerzie e polemiche. In merito al costo per i monoclonali, “il governo italiano ha individuato un fondo per questi farmaci e quindi abbiamo una disponibilità per coprire diverse decine di migliaia di pazienti”, ha aggiunto lo stesso Magrini. Il direttore generale dell’Aifa ha poi spiegato: “Il mercato e la ricerca sono attivi e in progresso, numerose ditte sono coinvolte. Due sono state già autorizzate in emergenza negli Stati Uniti ed è ciò di cui parleremo domani (mercoledì, ndr)”.

Lo studio clinico comparativo, ha inoltre sottolineato Magrini, “sarà comunque mantenuto al fine di avere una ricerca clinica indipendente che valuti i diversi anticorpi monoclonali”. Ci sono “almeno altre quattro aziende in fase III avanzata e numerose altre in via di sviluppo. È un mercato molto interessante e promettente, in rapida evoluzione”, ha evidenziato il direttore generale dell’Aifa. Gli anticorpi monoclonali, ha concluso, “sono indicati in una fase precoce della malattia, nei pazienti più gravi hanno purtroppo dimostrato di non essere efficaci”.

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