Il capo dello Stato Sergio Mattarella lo aveva chiamato per la Festa della Liberazione, in piena pandemia, sottolineando il suo coraggio e il suo valore. Una telefonata inaspettata, dopo che al Quirinale era stato visto un videomessaggio in cui lui, il partigiano “Malerba”, aveva definito il 25 aprile “una festa importante, un giorno storico che ha reso l’Italia libera e democratica e le ha donato pace, libertà, cultura, benessere e diritti dell’uomo”. Pasquale Brancatisano è morto ieri a Samo, nella Locride. Aveva 99 anni.

Nelle settimane del lockdown imposto dalla pandemia, decise di girare il video in cui definì Mattarella un “presidente che merita, mi piace e ha la capacità di guidare l’Italia in questa fase difficile. Per questo gli ho inviato il video, perché pensavo fosse giusto farlo. E lo avrei fatto anche se non ci fosse questa emergenza”.

Quel messaggio al capo dello Stato e la telefonata di ringraziamento di Mattarella, consentirono a Brancatisano di essere, nel 2020, il “partigiano più famoso d’Italia”. “Ero nelle Langhe, – aveva ricordato nel video – le conosco punta per punta, le abbiamo girate diverse volte. Mi piacerebbe che facessero un monumento per le nuove generazioni, che sappiano chi erano i partigiani e cosa hanno fatto per l’Italia. La prima domenica di maggio del 1945 in corso centrale a Torino sfilammo centomila uomini e i cittadini gettavano fiori e battevano le mani e gridando ad alta voce ‘viva i partigiani’ e ‘viva l’Italia libera’”.

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