Nel quarto trimestre del 2020 l’economia statunitense è cresciuta del 4%. Meno delle attese degli analisti che si attendevano un rialzo del 4,2%. L’aumento del Prodotto interno lordo negli ultimi tre mesi dell’anno segue il +33,4% del terzo trimestre e il -31,4% del secondo. Il 2020 si chiude così con un Pil in discesa del 3,5%, il peggior dato annuale dal 1946. La contrazione annuale è la prima dal 2009, quando durante la crisi finanziaria il Pil diminuì del 2,5%.

A zavorrare l’economia è naturalmente la pandemia che, negli ultimi tre mesi dell’anno, ha costretto anche gli Usa a nuove restrizioni . Il virus è riuscito ad interrompere una fase di espansione che durava ininterrottamente da 11 anni. Per il 2021 gli analisti sono ottimisti (il Fondo monetario internazionale stima una ripresa del 5,1%) e prevedono una crescita sostenuta, con i possibili ritardi sui vaccini come principale fattore di rischio.

Ieri la Federal Reserve, ossia la banca centrale statunitense, ha mantenuto invariati i tassi tra lo 0 e lo 0,25% e ha affermato che “La velocità della ripresa e del mercato del lavoro si è moderata negli ultimi mesi, con debolezze concentrate nei settori più colpiti dalla pandemia”. La Fed ha aggiunto che “La strada dell’economia dipenderà significativamente dal virus e dai progressi sulle vaccinazioni. La crisi sanitaria continua a pesare sull’attività economica, l’occupazione, l’inflazione e pone considerevoli rischi all’outlook economico”.

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