Uno “schema di trasparenza” da mettere in piedi in una settimana, per capire se le case produttrici del vaccino anti-Covid – Pfizer in testa – stiano consegnando le dosi destinati ai Paesi dell’Unione europea altrove. È il sospetto della Commissione europea, che sta appunto lavorando per istituire un registro di trasferimenti dei vaccini fuori dall’Ue. Mentre l’Italia ha annunciato possibili azioni legale, anche Bruxelles si muove per individuare quale sia la ragione dietro i rallentamenti nelle consegne da parte di Pfizer, a cui si è aggiunto l’annuncio di un taglio ‘preventivo’ da parte di AstraZeneca. “Il nuovo calendario di consegne dei vaccini” di AstraZeneca “non è accettabile”, ha ribadito oggi la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, al termine di una riunione con i rappresentanti dell’azienda, che hanno dato “risposte insoddisfacenti“. “Vogliamo sapere quante dosi sono state prodotte, dove e a chi sono state consegnate“, ha aggiunto la commissaria.

Intanto, come confermato dalla ministre dei Trasporti Paola De Micheli a Oggi è un altro giorno su Rai 1, nella giornata odierna l’Avvocatura dello Stato farà un esposto contro Pfizer. E’ parte dell’iniziativa italiana per sollecitare il rispetto delle scadenze fissate. Se ci sono problemi produttivi per i ritardi “devono spiegarceli” ma, “se i vaccini destinati all’Ue finiscono in altri continenti, è molto grave”, ha sottolineato proprio ieri, domenica, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Il fatto che gli stabilimenti produttivi europei si debbano occupare anche delle consegne per il resto del mondo era già stato sottolineato dal ministero della Salute tedesco la scorsa settimana, in un documento segnalato da ilfattoquotidiano.it. Berlino, rispondendo a un’interrogazione di alcuni parlamentari Spd, spiegava che per via di un ordine esecutivo dell’ormai ex presidente Usa Donald Trump, le strutture produttive di vaccino presenti negli Stati Uniti sono “inizialmente tenute a rendere disponibili i vaccini per le forniture destinate agli Usa“. La conseguenza? Gli impianti di produzione europei di Pfizer-BioNTech e Moderna, tra gli altri, “garantiscono l’approvvigionamento per il resto del mondo oltre che per l’Europa”.

In pratica, già una settimana fa la Germania evidenziava che mentre gli stabilimenti statunitensi si occupano solo degli Usa, quelli europei si devono occupare dell’Ue ma anche degli altri Paesi fuori dall’Unione. Da qui la volontà da parte del governo tedesco di “avviare colloqui con la nuova amministrazione Usa” per ottenere delle modifiche a questa politica, si leggeva ancora nel documento. Il testo rispondeva alla seguente domanda: “Come mai le dosi aggiuntive vengono consegnate più velocemente negli Stati Uniti che in Ue?”. Si riferiva quindi agli ordini aggiuntivi di dosi, la cui consegna è prevista non prima dell’estate. Il sospetto di Bruxelles, però, è che anche i ritardi di questi giorni abbiano la stessa spiegazione.

Roma intanto ha minacciato azioni legali, anche in autonomia. ma stando ai termini del contratto firmato dall’Ue con le case farmaceutiche – rivelato dal Corriere della Sera – possono essere contestate solo eventuali inadempienze sulle forniture trimestrali (e le penali non scattano nemmeno in automatico). I tagli alle consegne di questi giorni sono quindi difficile da contestare, atti alla mano. Per questa settimana per l’Italia, dopo i tagli annunciati, riceverà circa 455mila dosi di vaccino Pfizer. Le dosi dovrebbero essere consegnate entro mercoledì, mentre domani (martedì) dovrebbero arrivare le 66mila dosi del vaccino di Moderna destinate all’Italia in questa settimana.

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