Un bambino di 9 anni è morto impiccato nel pomeriggio del 25 gennaio a Bari, nella sua casa, nel quartiere San Girolamo. Sono stati i genitori del bambino, che lo hanno trovato con una corda legata al collo, ad avvertire il 118. Per il piccolo però non c’è stato niente da fare. Stando ai primi accertamenti della polizia, intervenuta su segnalazione del 118, si tratterebbe di suicidio. Sull’accaduto indagano la Procura ordinaria per il decesso e la Procura per i Minori.

La pm di turno, Angela Maria Morea, ha disposto il sequestro di tutti i dispositivi elettronici: si cercherà di accertare se vi siano tracce che aiutino a ricostruire i minuti che hanno preceduto il gesto e se vi sia un eventuale collegamento con “challenge” on line, come nel caso avvenuto nei giorni scorsi a Palermo. La polizia sul posto sta anche cercando di ricostruire la dinamica dei fatti e se, come si ritiene sulla base delle prime verifiche, si sia trattato di suicidio.

“Fino a questo momento non ci sono evidenze che questo fatto sia legato a un gioco online”, ribadisce il procuratore minorile di Bari Ferruccio De Salvatore che, però, riflette sul fatto che “questi giochi, prima il Blue whale, poi Momo e adesso Tik Tok, possono essere molto rischiosi. Dobbiamo tener conto che con riferimento a determinate fasce di età lo spirito di emulazione è molto forte”. Secondo De Salvatore il problema è stato esasperato dalla pandemia, “perché molti giovani, soprattutto adolescenti, si sono rinchiusi in sé stessi e sono diventati aggressivi. Sono aumentati i casi di cutting, cioè il taglio del proprio corpo con lamette, e i tentativi di suicidi che coinvolgono fasce d’età sempre più basse“.

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