Perché il renzismo è imploso? Perché Telemaco non è riuscito nella sua opera di rottamare i padri vetusti e tignosi ed inaugurare una nuova era politica giovane, propositiva e tonica? In molti lo avevano intuito anni fa e, oggi, possiamo finalmente dare alcune risposte a domande che, a suo tempo, parevano insolubili.

Correva l’anno 2017. Su Repubblica Massimo Recalcati, che applicò la teoria del Complesso di Telemaco alla figura di Matteo Renzi, si poneva interrogativi pregnanti. Il renzismo già all’epoca mostrava segnali predittori di dove sarebbe andato a parare. All’epoca noi che lo avversavamo sembravamo menagrami e disfattisti, oppure rancorosi odiatori. Dunque, seppur siano passati oltre tre anni, proviamo a mettere in tensione le domande di allora (sue) con le risposte di oggi (mie).

E’ vero c’è una sfasatura temporale che rende questo dialogo un artifizio retorico. Ma non per chi aveva previsto come le cose sarebbero andate.

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Repubblica, luglio 2017. L’odio per Renzi e il lutto della Sinistra

Quale è il peccato commesso da Matteo Renzi per aver attirato su di sé un odio così intenso?

La mattina dopo che il leader di Italia Viva ha ritirato le sue ministre mi sono fatto un giro al mercato e una qualche idea me la sono fatta…

È un odio pre-politico o politico quello che lo ha così duramente investito? È l’indice di un tramonto irreversibile della sua leadership?

Per tramontare bisogna dapprima sorgere ed avere consenso popolare. Oggi la leadership di Renzi va forte in rete, per le vie delle città mica ci giurerei tanto.

È fondato sulla valutazione obbiettiva dei contenuti della sua azione di governo e di segretario del Pd oppure risponde a logiche più arcaiche, più viscerali, più pulsionali?

La prima che hai detto. Ma anche le viscere oggi girano male, e mica solo quelle…

Prendiamo in considerazione in particolare l’odio della sinistra che è il vero nodo della questione. (…) L’accusa di essere un rinnegato o un traditore in questi casi scatta come la salivazione condizionata nel cane di Pavlov.

Sempre quella mattina, mi sono fermato a parlare con alcuni amici medici, infermieri. Poi col barista e col gommista mentre facevo la convergenza. Non so se la loro rabbia dopo quello che Telemaco ha combinato era pavolviana, però schiumavano parecchio.

La dichiarazione di voto favorevole al referendum del 4 dicembre è assimilabile, per chi sente di appartenere al mondo della sinistra, a un vero e proprio outing con tutti i fatali effetti di discriminazione che esso comporta.

Manfatti… La notte del 4 dicembre egli fu ingiustamente discriminato dal 60 per cento degli italiani. Quasi un complotto. Nazione ingrata, lo doveva capire che non era aria.

Ma possibile che ogni atto, ogni pensiero, ogni gesto politico di Renzi sia sbagliato? Che ogni sua opzione sia divenuta contraria al bene del Paese e a quella del suo stesso partito?

Ma suvvia! Quali azioni sarebbero contrarie al Paese? Minacciare una crisi mentre fuori si muore, con le terapie intensive quasi al collasso? Mettere a rischio il decreto ristori che affamerebbe commercianti, artigiani e dipendenti ormai alla canna del gas? Questo andrebbe contro al bene del paese? Ma su… queste sono pinzillacchere come diceva Totò

Matteo Renzi viene identificato non come la cura, ma come la malattia della sinistra. Una infezione, un batterio, una anomalia genetica di fronte alla quale anche i dispositivi democratici che regolano la vita del Pd e che, di fatto, ratificano ogni volta la sua leadership sembrano inadeguati.

Questa ipotesi non è male. Proviamo col fresco vento elettorale. Chissà se aerare la stanza, come dice il medico, non confermi l’ipotesi batterica. Vale la pena provare

Renzi per la “sinistra sinistra” è l’incarnazione maligna di una eterogeneità che resiste ad ogni assimilazione. Le sue origini culturali e antropologiche sono differenti da quelle del vecchio gruppo dirigente del Pci che è migrato nel Pd.

Preciso.

Il fatto che questo “eterogeneo inassimilabile” sia divenuto, attraverso il legittimo voto delle primarie, il segretario del maggiore partito della sinistra italiana non è stato vissuto come il segno di un arricchimento, di una contaminazione propulsiva, di un superamento degli steccati ideologici, ma come una vera e propria usurpazione.

Ma no! Un agire bastonato nei denti ad ogni elezione, costretto a chiudersi in Parlamento e generare un nuovo partito con un operazione chirurgica priva di vaglio elettorale, stimato poco sopra al due per cento che voleva far crollare tutto non è assolutamente sospettabile di usurpazione. Ma non scherziamo…

(…) si deve continuare a discutere sino a quando questa eterogeneità scandalosa sarà espulsa o ridotta a una posizione minoritaria…

Esatto. Ora, per fortuna, ci siamo. Non mi pare che la gente chiami il renzismo “un’eterogeneità scandalosa”, ho sentito altro in giro, ma sull’espulsione direi che è questione di tempo.

La vera ragione di tutto questo odio è la difficoltà della vecchia sinistra di fare il lutto della sua fine storica. Più schiettamente: Renzi è colpevole di avere messo la sinistra di fronte al suo cadavere.

Non era un cadavere quello in cui Telemaco è inciampato la notte del 4 dicembre. Ma qualcosa di più molliccio e sgradevole. Il fatto è che era buio, e non si vedeva. Comunque, restando in tema di cadaveri, la sua conferenza stampa ha sortito un effetto resurettore. Non solo la sinistra rediviva, ma il centro, le destre, le bocciofile, gli ebansiti, i poltroni, i distratti, i sonnacchiosi, insomma gli italiani tutti sino sono alzati in piedi indicandogli la porta. Non eravamo così uniti dal triplice ‘campioni del mondo’ di Nando Martellini.

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